giovedì 10 aprile 2014

[Recensione] Storia di una ladra di libri

C'era una volta una ladra di libri: la piccola Liesel (S. Nélisse). Liesel era una bambina bella e brava, ma molto sfortunata. Infatti, aveva i genitori brutti, cattivi e comunisti. E da veri comunisti, i genitori abbandonarono Liesel, che fu subito adottata da due bravi signori non-comunisti, Hans (G. Rush) e Rosa (E. Watson) Hubermann. Visto che era figlia di comunisti, Liesel era una bambina ignorante e analfabeta, ma, per fortuna, Hans le insegnò a leggere, facendola diventare un'appassionata lettrice. Ma un brutto giorno arrivarono i nazisti, che iniziarono a dare fuoco ai libri e a rompere le vetrine dei negozi dove i genitori adottivi di Liesel erano soliti recarsi per fare shopping. Poi scoppiò la guerra, e Hans e Rosa decisero di aiutare nuovamente una persona meno fortunata di loro, e presero in casa- di nascosto -Max (B. Schnetzer), un ragazzino ebreo, che sarebbe andato a salvare i libri dal rogo assieme a Liesel.
La storia della ladra di libri finisce qui, e mi risulta difficile perfino spiegarla da quanto è costruita male. Non so se il libro La bambina che salvava i libri (2005) dell'australiano Zusak fosse terrificante come questo film, ma nemmeno ci tengo troppo a scoprirlo. A parte il fatto che Geoffrey Rush con questo film affossa trent'anni di onorata carriera cinematografica e che la scelta di far commentare la storia- come voce off  - nientemeno che alla Morte, Storia di una ladra di libri è un film fallito su tutti i suoi piani narrativi e contenutistici. A livello di filmetto pedagogico sul nazismo spiegato ai bambini risulta inferiore sia a La vita è bella che a Il bambino dal pigiama a righe; come film storico, vorrebbe affrontare questioni non serie, serissime, ma non gli riesce perchè sceglie di giocare la carta della menzogna, ponendo lo spettatore un po' più preparato di fronte a vicende storiche che semplicemente non esistono. Infine, sul piano di film di intrattenimento per ragazzi, fa proprio pena: dialoghi irritanti pronunciati da personaggi talmente piatti da risultare lisci e che, dopo due ore dalla visione, non avranno lasciato alcuna memoria di se stessi. Ovviamente, dovremo stare alla larga per tutta la vita da questo Brian Percival, regista para-televisivo britannico coinvolto da subito in questo squallido progetto finanziato da una produzione tedesco-americana che, almeno per ora, si sta rivelando un meritatissimo flop: scrivo "meritatissimo" perchè Storia di una ladra di libri è un'autentica merda.

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