Esistono ormai molti film sul denaro e molti modi diversi per realizzarne uno. E' chiaro che nel recensire l'ultima fatica di Martin Scorsese, The Wolf Of Wall Street (già candidata a cinque premi Oscar), è facile estrarre fuori dal cilindro paragoni con il vecchio Wall Street di Stone, una buona pellicola ricca di pregi, il minore ma pur significativo 1 chilometro da Wall Street e i più recenti e maldestri Wall Street- Il denaro non dorme mai e Margin Call (chissà perchè più la crisi miete le sue vittime e più le opere di denuncia si fanno garbate?).
In realtà, un film a cui The Wolf Of Wall Street può essere tranquillamente comparato è Yuppies 2 di Oldoini: dopo che i Vanzina avevano mostrato- con un occhio davvero rivolto ad una certa realtà milanese -i rampanti professionisti del primo film, nel secondo questi yuppies trentenni figli della classe media vogliono entrare davvero dentro il potere, il potere vero, quello che non è astratto, quello che ogni giorno fa girare i miliardi e decide la vita, la morte e gli altri aspetti che coinvolgono il resto del mondo. Oldoini, da autentico autore di film cialtroni, si premurava di mostrare allo spettatore il "lato A" di questo mondo, senza però raccontare che per ottenere un potere di quel tipo le mani bisogna sporcarsele, e tanto. Tuttavia, è stato meglio così. Perchè Jordan Belfort (Di Caprio, ovviamente, da Oscar) è quel tipo di personaggio negativissimo che non può che rimanere simpatico, un uomo che sa come non ci sia alcuna nobiltà nella miseria e che sceglie di essere ricco oltre qualunque misura. Arriva a Wall Street in autobus, con una moglie "acqua&sapone" che gli dà il bacino di buon lavoro: in realtà, il lavoro va malissimo perchè è il 19 ottobre 1987, destinato a passare alla storia come "il lunedì nero" (il preludio a ciò che viviamo oggi). Belfort è costretto a reinventarsi, arruola uno stuolo di vecchi amici presi dalla strada e vicini di casa sfigati e, sfruttando quel poco che ha imparato in borsa, fonda quella che è destinata a diventare la più importante società di top rider della borsa americana.
Il protagonista e anche il film vanno oltre: The Wolf Of Wall Street è un film eccessivo in tutto, lungo, sfarzoso, girato benissimo da uno dei più grandi registi di tutti i tempi, interpretato meglio (oltre a Di Caprio, segnalo Jonah Hill), montato divinamente, accompagnato, anzi, sorretto (perchè dai tempi di Mean Streets il soundtrack riveste un'importanza troppo primaria per parlare di mero accompagnamento) da una colonna sonora meravigliosa e fuori dal tempo (non c'è una canzone di Sandy Marton o dei Queen, grazie a dio). E gli eccessi vanno avanti per tutto il film: le droghe (chi ha i soldi veri si droga, come insegna all'inizio il broker anziano interpretato da Matthew McConaughey) sono presenti in una quantità che farebbe invidia al Johnny Deep di Blow, l'abbondanza di nudi integrali maschili e femminili fa dubitare della provenienza geografica della pellicola, il numero di parolacce che escono di bocca dai personaggi è spaventoso (un record per quanto riguarda la parola "fuck", stando a quanto si legge su Wikipedia), le risate abbondano indisturbate e solo sul finale si adagiano sul tappeto del dramma. I personaggi di contorno sono grandiosamente sgradevoli, perchè è chiaro che tutto ciò che gira intorno ad un losco figuro del calibro di Jordan Belfort (il vero Jordan Belfort appare alla fine del film in una piccola parte) è comunemente definibile "merda", merda incarnata in persone che il potere o lo leccano o lo desiderano a loro volta.
E mentre Scorsese (che da bravo uomo di cinema ha litigato anche stavolta coi produttori che volevano tagliare il film di un'ora) gira il suo ennesimo filmone su ascesa e caduta di un grande personaggio come solo lui sa girare (ricorda molto, per struttura e durata, quel capolavoro di Casinò), tutto conferma le tesi di certi spettatori: la finanza è un circo nella giungla (scimmie e nani convivono benissimo nella società di Belfort, infatti) dove il biglietto può costare molto caro e dove tutto va avanti in un tripudio di cattiveria umana e testosterone alimentato da chili di cocaina. E se gli avvoltoi, o meglio i lupi mannari di Wall Street sono avanzi di galera protagonisti di uno show continuo e ininterrotto, i loro complici più diretti e allo stesso momento le loro principali vittime risultano essere gli spettatori, ebeti totali, rincoglioniti "poveri ma onesti" che alla fine del film fissano, come cavie da esperimenti, Jordan Belfort, ancora una volta unico vero vincitore della partita.
Ah, è una storia vera.
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