Esattamente quarant'anni fa, nel gennaio del 1974, la casa editrice Doubleday pubblicò la prima edizione di Carrie di Stephen King. Sulle prime, le vendite non furono eccezionali, ma dopo l'uscita della prima edizione economica, il romanzo andò letteralmente a ruba, vendendo oltre un milione di copie.
Non voglio scrivere del come e del perchè Carrie rimane una delle opere basilari di King, quasi un "abbecedario" con cui potersi avvicinare alla letteratura horror, nè ho deciso di "scomodare" il film di De Palma risalente al 1976, con Sissy Spacek nel ruolo della protagonista: sono entrambe grandi opere che non meritano di essere disturbate per recensire questo nuovo Lo sguardo di Satana di Kimberly Peirce, un film che pure nella sua fredda e moderna bruttezza pone alcune questioni.
Il film parte bene, anzi, benissimo: belle musiche di Beltrami e una Julianne "Giulianona" Moore perfetta nel ruolo della fanatica signora White. Ecco, il "buono" finisce tutto nel giro di un quarto d'ora e lo spettatore si ritrova davanti alla versione orrorifica di Una spia al liceo, con attricette tutte "belline" e "perbenino" che però non sanno fare il loro lavoro. Così, quell'aria minima da film horror serio e sfrontato viene meno nell'arco di venti minuti, per colpa anche di dialoghi che sembrano uscire dal diario di terza media di una bimba(minkia) invece che da un libro del "Re del Terrore". Dopo appena un'ora, il sangue e l'eros si mescolano, ma sono robetta da poco, nulla di paragonabile- come quantità -a quanto faceva vedere De Palma quarant'anni fa (il cinema in America va indietro, si sa); e poi subentrano gli effetti speciali, unica spesa "giustificata" dei trenta milioni di budget investiti dalla MGM. La Grace Moretz si sfoga e facendolo viene ridotta a insignificante copia sanguinolenta di qualche mutante uscito da un (brutto) film della Marvel.
Potrei riaprire la mia consueta polemica sul cinema di genere, ma mi limiterò a rivangare il mio pensiero di sempre: lasciatelo fare a chi ne è capace. Capisco la smania della signora Peirce (che aveva assestato un gran bel colpo con l'esordio Boys Don't Cry) di dirigere un horror, ma proprio non ne è capace, non ha il mestiere di certi "grandi minori" emersi negli ultimi quattro, cinque anni. Ma la vera condanna di questo Carrie 2.0 non è tanto la regia, quanto la sceneggiatura, il contenuto: ribaltando totalmente gli intenti sia del romanzo che del primo film, il nuovo Sguardo di Satana è il classico filmetto cerchiobottista senza anima, incapace di prendere una presa di posizione solida, vera, antipopolare. <<Deve fare paura?>>, si chiedono i produttori, e si rispondono da soli <<Sì, ma non troppo, e senza offendere, senza essere sgradevole, senza disturbare nessuno, ecc.>>.
Insomma, senza essere cinema.
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