PREMESSA
Iniziato come racconto a "quattro mani" col titolo di lavorazione di Leviathan, questo scritto del 2011 fu sbrigativamente cassato nell'arco di pochi giorni, grazie anche ad un finale sbrigativo e veramente tirato via. Inutile dire che ho sentito il bisogno di rileggerlo: e proprio di fronte alle ultime righe quasi asylumiane (nel senso di Asylum, la casa di produzione di serie Z) ho decis di riproporlo sul blog come ultima "trama" del 2013. Buona lettura e buone feste.
UN LEVIATANO DA SOPPRIMERE
Il Capitano di Corvetta
Hans Feuerbach della Kriegsmarine osservava attentamente attraverso
la lente del periscopio, tentando di trattenere la trepidazione:
mentalmente, cercava di stabilire la rotta e la velocità della
grossa nave da carico che gli si presentava davanti. Quando, pochi
minuti prima, la vedetta del suo U-890 aveva avvistato due colonne di
fumo all'orizzonte, l'ufficiale non aveva potuto trattenere un freddo
sorriso:erano ancora sulla rotta di avvicinamento alla loro zona di
operazioni, e già avevano a disposizione due prede. La sua
soddisfazione era aumentata quando, dopo aver fatto immergere il
sommergibile, le due navi si erano avvicinate abbastanza da poterle
identificare: un grande mercantile da almeno diecimila tonnellate e
una petroliera di poco più piccola; entrambe le unità erano molto
basse sull'acqua, lasciando intendere il fatto che fossero a pieno
carico. Navigavano di conserva, a circa un chilometro di distanza
l'una dall'altra. Probabilmente provenivano dal Sud-America, ed erano
dirette verso Freetown, forse per unirsi ad un convoglio.
Feuerbach non vedeva
ancora quale bandiera battessero, ma non gli sembrava importante: in
quel periodo, qualsiasi nave poteva essere considerata nemica della
Germania. Il capitano aveva deciso di attaccare per prima la nave da
carico; sapeva che, dopo che fosse stata colpita, la petroliera
sarebbe fuggita a tutta velocità, ma la cosa non lo preoccupava, e,
valutata la distanza a circa quattromila metri e stimato che la nave
procedesse a circa otto nodi, ordinò al timoniere: -Signor Stroheim,
timone cinque gradi a dritta-.
-Cinque gradi a dritta,
comandante!- rispose il giovane timoniere.
Feuerbach osservò ancora
per qualche secondo, poi si rivolse al capo macchinista Robert
Müller: -Capo, velocità cinque
nodi-.
L'anziano
sottufficiale non rispose, ma semplicemente mosse una leva, e subito
l'equipaggio dell'U-890 sentì il sommergibile accelerare
leggermente.
Nei
minuti successivi, il capitano vide il mercantile avvicinarsi sempre
di più; a bordo del suo battello, la tensione aumentava
costantemente: a parte il ventiduenne Stronheim, tutti gli uomini
dell'equipaggio, erano dei veterani, ma non potevano nascondere una
certa trepidazione prima di ogni nuovo scontro. Solo un uomo sembrava
immune al nervosismo e la sua sola presenza stonava in mezzo ai
marinai: alto e magro, fisionomia smunta e sguardo glaciale, la barba
perfettamente rasata e i capelli ordinatissimi; la sua impeccabile
divisa nera contrastava con le semplici uniformi della Marina. Sul
cappello faceva macabra mostra di sé un teschio con le tibie, mentre
sulle spalline della giacca portava i gradi di colonnello. Il
capitano Feuerbach si voltò verso lo strano ufficiale, mascherando a
stento, come sempre, un certo disprezzo nei confronti delle due “s”
a forma di fulmine poste sul bavero sinistro dell'uniforme: -Potrà
vederci in azione prima del previsto, colonnello von Heddegger. Non
sarà un grosso problema, comunque, visto che si tratta di due
mercantili senza scorta.- L'alto ufficiale non si scompose e, senza
neanche guardare negli occhi il capitano, sentenziò: -Un'altra
semplice occasione per mostrare il vostro impegno al nostro glorioso
Fhürer!-.
Senza
neanche rispondere al colonnello, Feuerbach tornò a fissare il
mercantile nelle lenti del periscopio; nessuno a bordo aveva notato
niente, e il sommergibile era ormai quasi in posizione perfetta per
un attacco al traverso; il capitano valutò che ormai la distanza
fosse scesa a poco più di duemila metri, e, con voce stentorea,
ordinò al suo secondo: -Signor Wenders, aprire tubi uno e due.
Profondità cinque metri, distanza duemiladuecento.
-
Sì, signore!- rispose l'altro ufficiale, per poi gridare: -Aprire
tubi uno e due!-, e regolare il cronometro in base alla distanza
comunicata.
Il
capitano attese ancora trenta secondi, senza mai staccare gli occhi
dal nemico, poi urlò: -Lanciare uno e due!
Si
udì come una leggera vibrazione, poi il secondo ribatté: -Siluri
uno e due fuori!-, attivando contemporaneamente il cronometro.
Il
capitano non si mosse di un millimetro per il successivo minuto e
mezzo: mantenne lo sguardo fisso sulla nave, quasi a voler guidare
mentalmente i due ordigni sul bersaglio. All'improvviso, una cascata
di acqua esplose intorno al mercantile, e non si era neppure posata,
quando una seconda la seguì. Un attimo dopo, dal mercantile si levò
una fiammata.
-
Entrambi i pesci a segno!- gioì il capitano, lasciandosi andare ad
un sorriso; poi, rivolto al colonnello e persa subito ogni ilarità,
aggiunse: - Venga a vedere come fanno il loro lavoro i marinai
tedeschi-.
Senza
tradire alcuna emozione, l'ufficiale delle SS prese il posto di
Feuerbach al periscopio; il mercantile era finito: i due siluri,
esplosi a brevissima distanza, lo avevano letteralmente spezzato in
due, e le due parti affondavano velocemente; in acqua non si vedeva
nessuna scialuppa. Von Heddegger notò che la petroliera, vista la
fine dell'altra nave, aveva aumentato la velocità ed aveva virato,
allontanandosi rapidamente dalla probabile posizione del
sommergibile. Il colonnello trattenne un sussulto e, freddamente,
chiese al capitano: -Non dovremmo emergere ed inseguire la
petroliera, capitano? Pare che le stia scappando.
Feuerbach,
dal canto suo, sorrise senza scuotersi: -Non è necessario,
colonnello. Stanno facendo esattamente quello che speravo. Non si
dimentichi che non siamo soli.
Prima
che von Heddegger potesse ribattere, la petroliera sembrò sollevarsi
sull'acqua, per poi esplodere in una nube di vapore; pochi secondi, e
il petrolio che portava a bordo si incendiò, avvolgendo la nave in
una tempesta di fiamme.
Per
una volta sorpreso, il colonnello si voltò e fissò Feuerbach, che
continuava a sorridere: -Sebastian ha colpito- poi, rivoltosi verso
il timoniere, ordinò: -Signor Stronheim, emergiamo!-
Quando
il sommergibile emerse, del mercantile non era rimasta alcuna
traccia, mentre il relitto della petroliera stava finendo di
consumarsi; Feuerbach, in piedi sulla torretta, non poté non provare
una certa pena per tutti i poveri marinai che erano appena morti; non
era un assassino per natura, ma sfortunatamente quella era la guerra.
Poco dopo, a qualche chilometro di distanza, emerse un secondo
U-Boot: era, come l'U-890, un sommergibile tipo IX-D, cioè un
oceanico, costruito per avere una enorme autonomia; sulla torretta si
poteva notare la sigla U-906. L'altro battello iniziò ad avvicinarsi
a quello di Feuerbach, e, quando furono a poche centinaia di metri,
dal boccaporto spuntò una figura armata di megafono, che urlò, con
tono divertito: -Grazie per l'assist, Hans!-
Sorridendo,
Feuerbach si fece passare a sua volta un megafono e rispose: -Hai
sempre bisogno di aiuto per fare qualsiasi cosa, Sebastian!-
Il
capitano dell'altro sommergibile rise, poi chiese: -Ora cosa
facciamo?-
-
Direi di allontanarci da qui, nel caso la petroliera ci avesse
segnalati. Quando saremo a distanza di sicurezza, potremo discutere
su come proseguire.-
-
Agli ordini- sghignazzò Sebastian, - Vai avanti, ti seguo!
Pochi
minuti dopo, entrambi i battelli erano diretti verso sud, ad una
velocità di sette nodi.
I
due sommergibili furono arrestati circa settecento chilometri ad est
dell'Isola di Tristan de Cunha; il colonnello Von Heddegger aveva
posto alcuni dubbi sull'opportunità di avvicinarsi ad una base
inglese, ma i due capitani avevano giudicato la distanza sufficiente
per non essere avvistati. Mentre gli equipaggi uscivano sul ponte per
respirare un po' di aria pulita, il capitano Lang, fatto mettere in
acqua un gommone e approfittando del mare insolitamente calmo, si era
trasferito a bordo dell'U-890. Il capitano Feuerbach lo aspettava
nella sua cabina, assieme al sottotenente Wenders. Difficilmente
sarebbe stato possibile immaginarsi una coppia di uomini tanto
diversi quanto i due capitani: Hans Feuerbach aveva da poco compiuti
i trent'anni, un'età normale per il comandante di un sottomarino;
originario di Hannover, non riassumeva in sé lo stereotipo del
tedesco; piccolo di statura ma ben piazzato, portava i capelli bruni
tagliati piuttosto corti; i suoi occhi verdi mostravano un notevole
lampo di intelligenza. Sebastian Lang, nato a Kiel, era più giovane
di due anni, e, al contrario del commilitone, si presentava come un
vero teutonico: biondo, occhi azzurri, alto almeno un metro e
novanta, tanto da dover spesso abbassare la testa per non sbattere
contro le paratie del sommergibile. Nel suo sguardo non veniva mai a
mancare una traccia di divertimento, come se trattasse sempre la
guerra come un gioco; le sole cose che accomunavano i due uomini
erano la carnagione pallida di chi vede raramente il sole e le lunghe
barbe che sembravano non aver visto un rasoio da diverso tempo. Le
loro uniformi della marina, anche se non avrebbero potuto
rivaleggiare con la perfezione di quella del colonnello delle SS,
erano ben curate, specie considerando la difficile situazione.
Feuerbach comandava sottomarini fin dall'inizio della guerra, ed era
diventato già da un anno un asso, avendo ampiamente superato le
centomila tonnellate di navi affondate; era a bordo dell'U-890 da un
anno e mezzo. Aveva conosciuto Lang nella base di La Rochelle più o
meno un anno prima, quando l'ufficiale più giovane era salito a
bordo dell'U-906, suo primo comando. Tra i due si era instaurata
subito una forte amicizia; quella spedizione nell'Antartico era la
terza che conducevano assieme, e nelle due precedenti avevano
ottenuto ottimi risultati.
Peccato
che quella missione sarebbe stata anche l'ultima. Di lì a poco,
infatti, un gigantesco Leviatano assaltò entrambi i sommergibili,
inghiottendoli con l'intero equipaggio. A nulla sarebbero valsi gli
innumerevoli S.O.S., le urla e le preghiere dei due equipaggi.
Mancavano
ancora due anni alla fine della guerra, e molti di più all'inizio
dell'Apocalisse: tuttavia, il Leviatano era vivo, esisteva ed era
venuto per uccidere.
Nessun commento:
Posta un commento