Dopo To Rome With Love non è stato facile continuare a sperare in Woody Allen. Per un anno ho aspettato una nuova commedia un po' ruffiana e un po' cialtrona ambientata in qualche capitale europea dove il comico americano si era recato per comprare una nuova borsa alla moglie: e invece niente.
Passano i mesi e nei cinema non compare il nome di Allen. In compenso fa capolino sempre di più negli sgrammaticati post di Facebook condivisi da individui convinti che Shakespeare fosse il cantante dei Doors prematuramente scomparso.
Moltissimi artisti che si avviano verso gli ottanta e che hanno firmato quarantasei regie cinematografiche si sarebbero messe l'anima in pace e avrebbero continuato a sfornare un filmetto manierato di quando in quando, tanto per soddisfare un pubblico avido di avere sempre la stessa cosa. Ma Woody Allen no: ed è forse per questo che nel suo caso varrebbe quasi la pena di spendere la blasonata definizione di genio. E infatti, al suo quarantasettesimo film, Allen cambia di nuovo le carte in tavola, modifica il copione delle sue ultime commedie, ribalta la struttura dei suoi "drammi rosa" e ci regala uno dei più bei personaggi femminili mai portati sullo schermo: Jasmine (una Cate Blanchett da Oscar), una donna che nel giro di mezza giornata è passata dall'avere tutto al non avere più nulla e che dai lussi del suo appartamento di Park Avenue è costretta a passare alla topaia californiana dove vive la sorella (non biologica) Ginger (Sally Hawkins). Ma quanta responsabilità e soprattutto quante colpe ha avuto, in tutto questo, Jasmine? L'edonismo ostentato dal suo ex-marito Hal (Alec Baldwin), delinquente "semi-legalizzato" che si arricchisce coi soldi degli altri, e l'agiato opportunismo della stessa Jasmine avranno un prezzo molto alto da pagare: e questo è poco ma sicuro. Perchè anche se i toni sono quelli della commedia, in Allen il dramma è in continua evoluzione, e si tratta di una tragedia collettiva che va avanti ogni giorno. E gli esseri umani ne sono i principali protagonisti, mostrati dal regista in tutte le loro debolezze e, stavolta, perfino nella loro più profonda follia.
Non fatevi abbindolare da trailer, case eleganti, auto di lusso, bei gioielli e rassicuranti colori della locandina: Blue Jasmine parla di tutti noi (ma, a conti fatti, quando Allen non ha parlato di tutti noi?), e lo fa con totale disincanto e anche con un pizzico di cattiveria.
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