giovedì 13 ottobre 2016

"...for having created new poetic expressions within the great American song tradition" [Extra]


A fine agosto, come meta finale di un viaggio condiviso con un vecchio amico in cui abbiamo toccato tre stati e tre capitali europei, ho visitato Stoccolma. 
Una città fredda, austera, popolata da un popolo emancipato ma pure incredibilmente rigido, serioso, irremovibile. 
Insomma, approdare in una città come questa per due comprovati mediterranei (con tutti i pregi e i difetti del caso), può rivelarsi un bello sbalzo climatico e sociale. 
Il tempo a disposizione non era molto (tre giorni appena), e dunque c'era da pedalare se volevamo vedere almeno tre quarti della capitale svedese.  
La seconda mattina ci siamo alzati di buon'ora e ci siam diretti a piedi dalla City, nel cuore della quale alloggiavamo, a Gamla Stan. 
Osservato e fotografato l'imprescindibile cambio della guardia di fronte al Palazzo Reale (Kungliga Slottet) e visitata un'armeria piena di strani oggetti e cavalli imbalsamati, abbiamo deciso di spostarci verso la Storkyrkan, ovvero il duomo della città. 
Lungo il tragitto, ci siamo ritrovati a costeggiare il Nobelmuseet, il museo dedicato alla storia e ai vincitori del premio Nobel. 
<<Te ne importa qualcosa di visitare il museo del Nobel o si tira a dritto?>>, mi ha domandato il mio compagno di viaggio proprio mentre ricominciava a piovere (non ha mai veramente smesso durante i nostri tre giorni di permanenza). 
<<No>>, ho risposto. 
E infine ho concluso: <<E poi finchè non danno il premio a Bob Dylan per me possono chiudere!>>.
Ecco. Se non è il karma questo, allora ditemi voi cos'è.

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