sabato 21 dicembre 2013

Un leviatano da sopprimere [Trame]


PREMESSA

Iniziato come racconto a "quattro mani" col titolo di lavorazione di Leviathan, questo scritto del 2011 fu sbrigativamente cassato nell'arco di pochi giorni, grazie anche ad un finale sbrigativo e veramente tirato via. Inutile dire che ho sentito il bisogno di rileggerlo: e proprio di fronte alle ultime righe quasi asylumiane (nel senso di Asylum, la casa di produzione di serie Z) ho decis di riproporlo sul blog come ultima "trama" del 2013. Buona lettura e buone feste.

UN LEVIATANO DA SOPPRIMERE

Il Capitano di Corvetta Hans Feuerbach della Kriegsmarine osservava attentamente attraverso la lente del periscopio, tentando di trattenere la trepidazione: mentalmente, cercava di stabilire la rotta e la velocità della grossa nave da carico che gli si presentava davanti. Quando, pochi minuti prima, la vedetta del suo U-890 aveva avvistato due colonne di fumo all'orizzonte, l'ufficiale non aveva potuto trattenere un freddo sorriso:erano ancora sulla rotta di avvicinamento alla loro zona di operazioni, e già avevano a disposizione due prede. La sua soddisfazione era aumentata quando, dopo aver fatto immergere il sommergibile, le due navi si erano avvicinate abbastanza da poterle identificare: un grande mercantile da almeno diecimila tonnellate e una petroliera di poco più piccola; entrambe le unità erano molto basse sull'acqua, lasciando intendere il fatto che fossero a pieno carico. Navigavano di conserva, a circa un chilometro di distanza l'una dall'altra. Probabilmente provenivano dal Sud-America, ed erano dirette verso Freetown, forse per unirsi ad un convoglio.
Feuerbach non vedeva ancora quale bandiera battessero, ma non gli sembrava importante: in quel periodo, qualsiasi nave poteva essere considerata nemica della Germania. Il capitano aveva deciso di attaccare per prima la nave da carico; sapeva che, dopo che fosse stata colpita, la petroliera sarebbe fuggita a tutta velocità, ma la cosa non lo preoccupava, e, valutata la distanza a circa quattromila metri e stimato che la nave procedesse a circa otto nodi, ordinò al timoniere: -Signor Stroheim, timone cinque gradi a dritta-.
-Cinque gradi a dritta, comandante!- rispose il giovane timoniere.
Feuerbach osservò ancora per qualche secondo, poi si rivolse al capo macchinista Robert Müller: -Capo, velocità cinque nodi-.
L'anziano sottufficiale non rispose, ma semplicemente mosse una leva, e subito l'equipaggio dell'U-890 sentì il sommergibile accelerare leggermente.
Nei minuti successivi, il capitano vide il mercantile avvicinarsi sempre di più; a bordo del suo battello, la tensione aumentava costantemente: a parte il ventiduenne Stronheim, tutti gli uomini dell'equipaggio, erano dei veterani, ma non potevano nascondere una certa trepidazione prima di ogni nuovo scontro. Solo un uomo sembrava immune al nervosismo e la sua sola presenza stonava in mezzo ai marinai: alto e magro, fisionomia smunta e sguardo glaciale, la barba perfettamente rasata e i capelli ordinatissimi; la sua impeccabile divisa nera contrastava con le semplici uniformi della Marina. Sul cappello faceva macabra mostra di sé un teschio con le tibie, mentre sulle spalline della giacca portava i gradi di colonnello. Il capitano Feuerbach si voltò verso lo strano ufficiale, mascherando a stento, come sempre, un certo disprezzo nei confronti delle due “s” a forma di fulmine poste sul bavero sinistro dell'uniforme: -Potrà vederci in azione prima del previsto, colonnello von Heddegger. Non sarà un grosso problema, comunque, visto che si tratta di due mercantili senza scorta.- L'alto ufficiale non si scompose e, senza neanche guardare negli occhi il capitano, sentenziò: -Un'altra semplice occasione per mostrare il vostro impegno al nostro glorioso Fhürer!-.
Senza neanche rispondere al colonnello, Feuerbach tornò a fissare il mercantile nelle lenti del periscopio; nessuno a bordo aveva notato niente, e il sommergibile era ormai quasi in posizione perfetta per un attacco al traverso; il capitano valutò che ormai la distanza fosse scesa a poco più di duemila metri, e, con voce stentorea, ordinò al suo secondo: -Signor Wenders, aprire tubi uno e due. Profondità cinque metri, distanza duemiladuecento.
- Sì, signore!- rispose l'altro ufficiale, per poi gridare: -Aprire tubi uno e due!-, e regolare il cronometro in base alla distanza comunicata.
Il capitano attese ancora trenta secondi, senza mai staccare gli occhi dal nemico, poi urlò: -Lanciare uno e due!
Si udì come una leggera vibrazione, poi il secondo ribatté: -Siluri uno e due fuori!-, attivando contemporaneamente il cronometro.
Il capitano non si mosse di un millimetro per il successivo minuto e mezzo: mantenne lo sguardo fisso sulla nave, quasi a voler guidare mentalmente i due ordigni sul bersaglio. All'improvviso, una cascata di acqua esplose intorno al mercantile, e non si era neppure posata, quando una seconda la seguì. Un attimo dopo, dal mercantile si levò una fiammata.
- Entrambi i pesci a segno!- gioì il capitano, lasciandosi andare ad un sorriso; poi, rivolto al colonnello e persa subito ogni ilarità, aggiunse: - Venga a vedere come fanno il loro lavoro i marinai tedeschi-.
Senza tradire alcuna emozione, l'ufficiale delle SS prese il posto di Feuerbach al periscopio; il mercantile era finito: i due siluri, esplosi a brevissima distanza, lo avevano letteralmente spezzato in due, e le due parti affondavano velocemente; in acqua non si vedeva nessuna scialuppa. Von Heddegger notò che la petroliera, vista la fine dell'altra nave, aveva aumentato la velocità ed aveva virato, allontanandosi rapidamente dalla probabile posizione del sommergibile. Il colonnello trattenne un sussulto e, freddamente, chiese al capitano: -Non dovremmo emergere ed inseguire la petroliera, capitano? Pare che le stia scappando.
Feuerbach, dal canto suo, sorrise senza scuotersi: -Non è necessario, colonnello. Stanno facendo esattamente quello che speravo. Non si dimentichi che non siamo soli.
Prima che von Heddegger potesse ribattere, la petroliera sembrò sollevarsi sull'acqua, per poi esplodere in una nube di vapore; pochi secondi, e il petrolio che portava a bordo si incendiò, avvolgendo la nave in una tempesta di fiamme.
Per una volta sorpreso, il colonnello si voltò e fissò Feuerbach, che continuava a sorridere: -Sebastian ha colpito- poi, rivoltosi verso il timoniere, ordinò: -Signor Stronheim, emergiamo!-

Quando il sommergibile emerse, del mercantile non era rimasta alcuna traccia, mentre il relitto della petroliera stava finendo di consumarsi; Feuerbach, in piedi sulla torretta, non poté non provare una certa pena per tutti i poveri marinai che erano appena morti; non era un assassino per natura, ma sfortunatamente quella era la guerra. Poco dopo, a qualche chilometro di distanza, emerse un secondo U-Boot: era, come l'U-890, un sommergibile tipo IX-D, cioè un oceanico, costruito per avere una enorme autonomia; sulla torretta si poteva notare la sigla U-906. L'altro battello iniziò ad avvicinarsi a quello di Feuerbach, e, quando furono a poche centinaia di metri, dal boccaporto spuntò una figura armata di megafono, che urlò, con tono divertito: -Grazie per l'assist, Hans!-
Sorridendo, Feuerbach si fece passare a sua volta un megafono e rispose: -Hai sempre bisogno di aiuto per fare qualsiasi cosa, Sebastian!-
Il capitano dell'altro sommergibile rise, poi chiese: -Ora cosa facciamo?-
- Direi di allontanarci da qui, nel caso la petroliera ci avesse segnalati. Quando saremo a distanza di sicurezza, potremo discutere su come proseguire.-
- Agli ordini- sghignazzò Sebastian, - Vai avanti, ti seguo!
Pochi minuti dopo, entrambi i battelli erano diretti verso sud, ad una velocità di sette nodi.
I due sommergibili furono arrestati circa settecento chilometri ad est dell'Isola di Tristan de Cunha; il colonnello Von Heddegger aveva posto alcuni dubbi sull'opportunità di avvicinarsi ad una base inglese, ma i due capitani avevano giudicato la distanza sufficiente per non essere avvistati. Mentre gli equipaggi uscivano sul ponte per respirare un po' di aria pulita, il capitano Lang, fatto mettere in acqua un gommone e approfittando del mare insolitamente calmo, si era trasferito a bordo dell'U-890. Il capitano Feuerbach lo aspettava nella sua cabina, assieme al sottotenente Wenders. Difficilmente sarebbe stato possibile immaginarsi una coppia di uomini tanto diversi quanto i due capitani: Hans Feuerbach aveva da poco compiuti i trent'anni, un'età normale per il comandante di un sottomarino; originario di Hannover, non riassumeva in sé lo stereotipo del tedesco; piccolo di statura ma ben piazzato, portava i capelli bruni tagliati piuttosto corti; i suoi occhi verdi mostravano un notevole lampo di intelligenza. Sebastian Lang, nato a Kiel, era più giovane di due anni, e, al contrario del commilitone, si presentava come un vero teutonico: biondo, occhi azzurri, alto almeno un metro e novanta, tanto da dover spesso abbassare la testa per non sbattere contro le paratie del sommergibile. Nel suo sguardo non veniva mai a mancare una traccia di divertimento, come se trattasse sempre la guerra come un gioco; le sole cose che accomunavano i due uomini erano la carnagione pallida di chi vede raramente il sole e le lunghe barbe che sembravano non aver visto un rasoio da diverso tempo. Le loro uniformi della marina, anche se non avrebbero potuto rivaleggiare con la perfezione di quella del colonnello delle SS, erano ben curate, specie considerando la difficile situazione. Feuerbach comandava sottomarini fin dall'inizio della guerra, ed era diventato già da un anno un asso, avendo ampiamente superato le centomila tonnellate di navi affondate; era a bordo dell'U-890 da un anno e mezzo. Aveva conosciuto Lang nella base di La Rochelle più o meno un anno prima, quando l'ufficiale più giovane era salito a bordo dell'U-906, suo primo comando. Tra i due si era instaurata subito una forte amicizia; quella spedizione nell'Antartico era la terza che conducevano assieme, e nelle due precedenti avevano ottenuto ottimi risultati.
Peccato che quella missione sarebbe stata anche l'ultima. Di lì a poco, infatti, un gigantesco Leviatano assaltò entrambi i sommergibili, inghiottendoli con l'intero equipaggio. A nulla sarebbero valsi gli innumerevoli S.O.S., le urla e le preghiere dei due equipaggi.
Mancavano ancora due anni alla fine della guerra, e molti di più all'inizio dell'Apocalisse: tuttavia, il Leviatano era vivo, esisteva ed era venuto per uccidere.


Nessun commento:

Posta un commento