lunedì 17 settembre 2012

Sul fascino dello sceneggiatore di fumetti (e su altre tragedie) [Schegge di lettura]

Sul comodino, attualmente, ho due libri: Una vita di Maupassant (del quale un giorno vorrei scrivere qui sul blog) e Vieniminelcuore di una certa signorina (?) Beltramini. Quest'ultimo è un libro incredibilmente accurato riguardo al sesso (in particolar modo, a quello femminile) e può vantarsi di essere un ottimo manuale di fellatio, acquistabile da ogni donna per diciassette euro. Nel quarto capitolo (a pagina 37 dell'edizione Mondadori "Strade Blu"), tuttavia, l'autrice interrompe il flusso della sua pseudo-autobiografia erotica, ammorbidendosi sia nella forma scritta che nei contenuti. Racconta per la prima volta una tranquilla storia d'amore, vissuta con una persona normale in periodi antecedenti a quelli in cui si svolge il romanzo. Tento di riproporla con qualche taglio.


Il mio ex storico era sceneggiatore. Lo era diventato, in realtà, [...] prima era semplicemente un appassionato, motivo per cui le pareti della sua stanza erano interamente ricoperte di librerie che contenevano solo fumetti. Imbustati. Uno per uno. [...] Pensavo di essermi imbattuta nell'ennesimo sciroccato, questo nello specifico maniaco dell'ordine. Non era così. [...] Uno dei motivi per cui sono così attratta dai nerd è che sono tra le persone più intelligenti, stimolanti e piene di immaginazione che possa capitarvi di incontrare. [...] Sono meravigliosi. E c'è anche un'altra cosa: una volta che ne hai amato uno, diventa veramente difficile tornare indietro. [...] Finirà col mancarti più di quanto credi. L'assenza di una collezione di milletrecento vinili, in una casa, comincerà a sembrarti indice di scarsa passione. [...] Allora, dopo aver tirato più e più volte delle sane capate contro il muro, comincerai a chiederti cos'è che ti manca tanto del dividere la vita con un fumettista. E capirai questo: ogni sceneggiatore, disegnatore, ma anche solo appassionato di fumetti, è stato un tempo un bambino meraviglioso. Un bambino nato con una voglia di vivere che non gli è mai stata nella pelle, con in testa universi che avrebbero fatto impallidire il nostro; senonché a un certo punto, qualcosa è andato storto, e quel bambino meraviglioso, ferito e annoiato dalla vita, ha deciso che piuttosto che adattarsi e diventare come gli altri -in una parola: crescere- tutto sommato gli conveniva separare i due mondi: quello al di fuori, in cui investire il minimo delle energie vitali; e quello nella sua testa, vivo di concetti fulgidamente opposti quali Bene e Male, pullulante di donne dalle tette enormi ma al tempo stesso intelligenti, emozionanti e devote, in cui i nemici sono sempre concreti e agiscono secondo piani razionali, e le decisioni importanti, fatte le debite riflessioni, vengono prese d'impulso, con il coraggio di vincere o perdere. [...] E allora capite che non c'è gara. Perchè quel bambino, chiuso nella pancia del fumettista, aspetta da sempre di incontare la bambina chiusa nella mia; e una volta che quei due matti si sono visti e riconosciuti diventa impossibile tenerli lontani. Che gliene può importare, a loro, se la vita pratica tra i rispettivi involucri è un completo disastro?
Il libro poi prosegue, in maniera non sempre brillante o divertente, ma non importa. 
So solo che questo quarto capitolo mi ha colpito (nessuno ha mai affrontato un simile argomento, o almeno nessuno lo ha mai fatto da questo punto di vista), mi ha fatto tremare le ginocchia per quindici minuti e infine mi ha commosso, perchè la verità, specie se letta su un libro a cui non avresti dato un centesimo, riesce sempre a commuovere.

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