Best of 1985
Il mondo affoga nella musica di plastica, il Rock, ormai svuotato e asservito alle regole di MTV, sopravvive.
Gli Stones e Dylan sfornano musica per le piste da ballo, mentre il Boss entra in una fase di imborghesimento anticipato, forte dell'eccessivo successo di Born In The USA.
Ma esistono le eccezioni: Tom Waits firma uno dei suoi tre capolavori assoluti proprio nel 1985, e altrettanto fanno i Dire Straits.
Grande movimento nel mondo del metallo pesante: gli Iron Maiden documentano il trionfale tour mondiale di Powerslave con il doppio Live After Death, mentre i Megadeth irrompono sulla scena e dimostrano che, nel giro di un decennio, saranno davvero la più grande band trash metal sulla piazza. Si gettano le basi per la rinascita sudista degli anni Novanta, fra esordienti "di lusso" come Steve Earle e padrini cowpunk quali Jason & The Scorchers. Si segnalano gli indipendenti Jesus And Mary Chain, i Del Fuegos, ma, soprattutto, un certo John Mellencamp pubblica il primo disco veramente bello della sua carriera: è già a giro da un decennio, è antipatico e stronzo come pochi altri artisti, ma una cosa come Scarecrow non viene fuori tutti i giorni e dimostra che, sotto la spocchia, ci può essere ben altro.
1.
Tom Waits, Rain Dogs (Elektra)
2.
Dire Straits, Brothers In Arms (Vertigo)
3.
Jesus And The Mary Chain, Psychocandy (Blanco Y Negro)
4.
Robert Palmer, Riptide (Island Records)
5.
Megadeth, Killing Is My Business... And The Business Is Good (Combat Records)
6.
Jason And The Scorchers, Lost And Found (EMI)
7.
John Mellencamp, Scarecrow (Riva Records)
8.
Iron Maiden, Live After Death (EMI)
9.
Del Fuegos, Boston, Mass. (Wounded Bird Records)
10.
Steve Earle, Guitartown (MCA)
Nessun commento:
Posta un commento