Sono uno di quelli spettatori che cercano di andare al cinema a prescindere da qualunque avvenimento pubblico o privato possa coinvolgerli.
Ritengo inconcepibile che la temperatura possa influenzarmi, nonostante capisca che l'ambiente della sala cinematografica, coi suoi bui e i suoi silenzi, non cozzi molto con l'idea dell'aria aperta vigente in un paese mediterraneo. Eppure, basta che la temperatura superi i 18° perchè le persone (non tutte, ma "la maggioranza delle persone") abbandonino in massa le loro città e i loro paeselli e si rechino in cerca di felicità, soluzioni e avventure che nulla hanno a che spartire con quegli uggiosi week-end invernali che tanto associano al cinema.
Perciò, tolti i film-evento, i cartoni animati e poco più, potrebbe apparire del tutto normale che la stagione cinematografica si sia conclusa con Avengers- Age Of Ultron: o meglio, questa è l'idea che passa attraverso lo spettatore medio, lo stesso che non vede l'ora di caricare secchiello e rotocalchi in auto, di cospargersi il corpo di oli benefici, di noleggiare un ombrellone in ventesima fila e di spendere anche una trentina di euro per una (ri)frittura in qualche ristorantino raccomandato da Trip Advisor. Per chi invece ancora non si vergogna a lasciar respirare le strade costiere, c'è un magnifico film in sala proprio in questi giorni disgraziati ed è Il racconto dei racconti di un regista famoso, magari poco "inquadrabile", senza dubbio dotato: Matteo Garrone. Potrei aggiungere che, al contrario dei suoi primi film, a me Gomorra e ancora di più Reality non sono piaciuti. Mi interessavano poco quando uscirono e non ho il minimo desiderio di rivederli oggi. In compenso, da Il racconto dei racconti emerge quel mondo- chiamatelo fiabesco, oppure fantasy - sfuggente e oscuro fatto di intrugli magici, cannibalismi, atti impuri, principesse chiuse in qualche castello, teste tagliate e coronate, cuori di drago e ninfe sfuggenti. Un mondo che a me piace eccome.
Magari un budget altissimo, gli effetti speciali costosi, un cast unico e un apparato tecnico composto in larga parte di mostri sacri non sempre garantiscono il risultato migliore, ma non in questo caso. Le tre fiabe, chiaroscure, barocche e grottesche estrapolate dal difficile Lo cunto de li cunti di Basile (chi non è propriamente digiuno di storia della letteratura italiana lo avrà almeno sentito nominare) sono il pretesto per girare quello che, anche solo a livello estetico, è uno dei film più incredibili mai usciti dal cinema italiano di tutti i tempi. Sullo sfondo di castelli incantati e boschi che sembrano uscire dai sogni tanto sono belli, si muovono strambi personaggi (su tutti, un inatteso Massimo Ceccherini), belle ragazze e creature fantastiche che però conservano intatte numerose analogie con la realtà, restituendo così alla fiaba quel valore moralistico che da sempre la contraddistingue. L'universo fantasy (perchè di fantasy, alla fine, si parla e perchè di fantasy, specie in passato, nel nostro paese se ne sono prodotti innumerevoli) di Garrone è fosco, ma pure intrigante, la musica di Desplat sgorga sinuosa, i protagonisti arrivano da quel calderone che è il folklore campano dove ribollono spiriti maligni, figure misteriose, segreti primordiali. Gli attori sono tutti perfetti e recitano con un brio e un coinvolgimento che nemmeno i sacerdoti di qualche antico rito pagano.
Insomma, nonostante il titolo, Il racconto dei racconti non è un film da coglioncelli che aspettano di vedere una concretizzazione di qualche noto gioco di ruolo, ma vero cinema di fantasia in movimento. Una nuova occasione per mostrare che la Settima Arte, quando vuole, sa ancora incantare tutti.
Ritengo inconcepibile che la temperatura possa influenzarmi, nonostante capisca che l'ambiente della sala cinematografica, coi suoi bui e i suoi silenzi, non cozzi molto con l'idea dell'aria aperta vigente in un paese mediterraneo. Eppure, basta che la temperatura superi i 18° perchè le persone (non tutte, ma "la maggioranza delle persone") abbandonino in massa le loro città e i loro paeselli e si rechino in cerca di felicità, soluzioni e avventure che nulla hanno a che spartire con quegli uggiosi week-end invernali che tanto associano al cinema.
Perciò, tolti i film-evento, i cartoni animati e poco più, potrebbe apparire del tutto normale che la stagione cinematografica si sia conclusa con Avengers- Age Of Ultron: o meglio, questa è l'idea che passa attraverso lo spettatore medio, lo stesso che non vede l'ora di caricare secchiello e rotocalchi in auto, di cospargersi il corpo di oli benefici, di noleggiare un ombrellone in ventesima fila e di spendere anche una trentina di euro per una (ri)frittura in qualche ristorantino raccomandato da Trip Advisor. Per chi invece ancora non si vergogna a lasciar respirare le strade costiere, c'è un magnifico film in sala proprio in questi giorni disgraziati ed è Il racconto dei racconti di un regista famoso, magari poco "inquadrabile", senza dubbio dotato: Matteo Garrone. Potrei aggiungere che, al contrario dei suoi primi film, a me Gomorra e ancora di più Reality non sono piaciuti. Mi interessavano poco quando uscirono e non ho il minimo desiderio di rivederli oggi. In compenso, da Il racconto dei racconti emerge quel mondo- chiamatelo fiabesco, oppure fantasy - sfuggente e oscuro fatto di intrugli magici, cannibalismi, atti impuri, principesse chiuse in qualche castello, teste tagliate e coronate, cuori di drago e ninfe sfuggenti. Un mondo che a me piace eccome.
Magari un budget altissimo, gli effetti speciali costosi, un cast unico e un apparato tecnico composto in larga parte di mostri sacri non sempre garantiscono il risultato migliore, ma non in questo caso. Le tre fiabe, chiaroscure, barocche e grottesche estrapolate dal difficile Lo cunto de li cunti di Basile (chi non è propriamente digiuno di storia della letteratura italiana lo avrà almeno sentito nominare) sono il pretesto per girare quello che, anche solo a livello estetico, è uno dei film più incredibili mai usciti dal cinema italiano di tutti i tempi. Sullo sfondo di castelli incantati e boschi che sembrano uscire dai sogni tanto sono belli, si muovono strambi personaggi (su tutti, un inatteso Massimo Ceccherini), belle ragazze e creature fantastiche che però conservano intatte numerose analogie con la realtà, restituendo così alla fiaba quel valore moralistico che da sempre la contraddistingue. L'universo fantasy (perchè di fantasy, alla fine, si parla e perchè di fantasy, specie in passato, nel nostro paese se ne sono prodotti innumerevoli) di Garrone è fosco, ma pure intrigante, la musica di Desplat sgorga sinuosa, i protagonisti arrivano da quel calderone che è il folklore campano dove ribollono spiriti maligni, figure misteriose, segreti primordiali. Gli attori sono tutti perfetti e recitano con un brio e un coinvolgimento che nemmeno i sacerdoti di qualche antico rito pagano.
Insomma, nonostante il titolo, Il racconto dei racconti non è un film da coglioncelli che aspettano di vedere una concretizzazione di qualche noto gioco di ruolo, ma vero cinema di fantasia in movimento. Una nuova occasione per mostrare che la Settima Arte, quando vuole, sa ancora incantare tutti.
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