Nel 2004 sentivo molta gente parlare di The Dark Side Of The Moon, o meglio, che parlava di una special-edition uscita l'anno precedente, per il trentennale, e molto costosa (allora, solitamente, i dischi tendevano a costare più di adesso, anche se nessuno sembra ricordarselo). Ad ogni modo, la EMI aveva lasciato nei negozi l'edizione standard, quella con la copertina più famosa al mondo, fedele in tutto e per tutto all'originale. All'epoca, ascoltavo prevalentemente heavy metal e muovevo i miei primi passi nel mondo dell'hard rock: tutto il resto era noia. Tuttavia, qualcosa di indefinibile mi spingeva verso The Dark Side Of The Moon, di cui conoscevo solo gli autori e l'aspetto più "fisico" (YouTube sarebbe arrivato solo l'anno dopo). Volle il caso che un caro amico e storico compagno di banco avesse acquistato l'album (nella versione "comune mortale"), e dal momento in cui, solo nove anni fa, l'iPod era ancora un lusso da star transoceaniche, nei nostri zaini trovavano spazio, fra un manuale di versioni greche e le pesanti antologie letterarie ginnasiali, dei buffi lettori cd; io ne possedevo uno giallo della Panasonic, uno dei modelli meno ingombranti fra quelli in commercio. Poichè ero solito finire in tempi record i compiti in classe di matematica (e non di certo perchè fossi un mago coi numeri), domandai al mio amico se avesse dietro il disco dei Pink Floyd; mi rispose di sì e me lo porse. Ebbene, un paio di giorni dopo ero ad acquistare la mia copia di The Dark Side Of The Moon.
Sono passati nove anni da allora, e in questi nove anni ho avuto il tempo di innamorarmi del successivo Wish You Were Here (l'opera pinkfloydiana a cui sono più affezionato) e di fare passi indietro, nella loro discografia più estrema e isolazionista (da Ummagumma, che devo ancora capire, al meraviglioso Atom Heart Mother), o passi avanti, fino a giungere al gigantismo sopravvalutato di quel muro di merda (sto parlando di The Wall, e non me ne vogliano i "bimbiminkia" che sovraffollano la rete) e ai discussi anni '80 del declino artistico. Ma, alla fine di tutto, si ritorna sempre a quel prisma attraversato da un fascio di luce: e proprio in questo marzo 2013 il capolavoro dei Pink Floyd compie quarant'anni e dimostra di essere ancora un classico, un classico moderno. Sì, perchè The Dark Side Of The Moon, con i suoi nove brani per un totale di quarantadue minuti e cinquantuno secondi di durata, è come un dramma di Checov o un quartetto per archi di Beethoven: non solo resiste al trascorrere del tempo, ma continua a reggere qualsiasi confronto con la contemporaneità, e spesso anche a vincerlo. E questo succede perchè certe opere d'arte risultano talmente assolute che nulla, anche in un lontano futuro, potrà strapparle alla loro superiorità.
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