Sono passati esattamente otto anni da quando abbozzai le prime idee riguardanti Talpwoman, fumetto demenzial-psichedelico a puntate (tre in tutto, di cui solo due pubblicate) che sarebbe uscito fra l'aprile e il giugno del 2005 sulle pagine del "Volta Pagina", giornale d'istituto del mio liceo. Iniziai scrivendo recensioni cinematografiche in quinta ginnasio, verso la fine del 2004, ma presto manifestai le intenzioni di sceneggiare e disegnare un fumetto mio. Partii da un'idea semplicissima: immaginai la rivoluzione privata di una studentessa bigotta, studiosa (ma non per questo intelligente) e oppressa dalla famiglia. Insomma, una storia semplice, come se ne vedono e se ne sentono tante fra i banchi di un liceo classico. Il modello di ispirazione di questa famigerata "donna-talpa" fu proprio una mia compagna di scuola. Unii lei ad un personaggio del videogioco Yoshi's Island, mia grande passione ai tempi del Super Nintendo: lo Yoshi Giallo, che come gli altri Yoshi colorati poteva tramutarsi in qualche animale bizzarro e che diventata una gigantesca talpa corazzata con tanto di cingoli (vd. disegno sotto a destra).
Buttai giù disegni e schizzi e li presentai ad una leggendaria riunione del giornalino, dove l'allora direttore responsabile Pietro approvò il progetto. Si sarebbe trattato di tre tavole a numero, per un massimo di nove vignette a tavola: totale libertà espressiva e linguistica. Effettivamente, lavorai senza alcuna idea di sceneggiatura: disegno e dialoghi nascevano vignetta per vignetta, seguendo un metodo di lavoro che oggi rifiuterei categoricamente. Ad ogni modo, il primo episodio di Talpwoman uscì e fece sorgere fra i lettori almeno un paio di domande: la prima riguardava cosa questo famigerato 7.B. mangiasse la sera o di quali droghe fosse solito fare uso; la seconda domanda era <<Ma di che cazzo sa questa storia?!>>. In effetti, era un esercizio di stile scritto malissimo, molto autocompiacente e volutamente esasperato, ma qualcuno finiva col riderci. Per un breve periodo, questa Talpwoman divenne un po' l'archetipo della sfigata "casa&chiesa" e fece nascere anche tutta una "gadgettistica" prodotta dal sottoscritto: ho disegnato quella meravigliosa talpa bionda ovunque, sui banchi, sugli schienali delle sedie in legno, sulla lavagna di classe, sui libri di testo miei e dei miei compagni. Le vicende narrate nel primo numero erano estremamente chiare:
- Il tutto inizia con Talpwoman a cinque anni, all'inizio della scuola elementare; il terribile Padre Padrone le molla un calcio in bocca e le vieta giochi e distrazioni, urlandole, in francese, <<Non è che l'inizio!>>.
-Dieci anni dopo, nulla è cambiato; incontriamo la Madre (modellata sulla Wendy Koopa dei videogiochi) che addirittura lascia la figlia senza cibo per tre giorni, perchè questa non ha finito i compiti in tempo.
-Vediamo però che Talpwoman, nel suo torpore vegetale e pur vivendo in un totale stato di sottomissione, è innamorata; infatti Gianciccio, romantico teppistello di periferia obeso e ignorante, va a trovarla di nascosto (qui inserii una scena lievemente "shakespeariana", con tanto di balcone).
-Gianciccio e Talpwoman decidono di fuggire con un Ape 50cc, allo scopo di lasciarsi alle spalle questa brutta esistenza piena di errori e imposizioni inutili; il Padre si mette di mezzo, pretende che Talpwoman stia a casa a fare i compiti, ma Gianciccio non è un santo e gli fa esplodere le cervella con una doppietta.
Prime due tavole del primo numero di Talpwoman (aprile 2005) |
Devo dire che la vignetta finale (che potete ammirare a sinistra) non fu molto gradita ad alcune persone troppo sensibili; così, alla riunione dove decidevamo i contenuti del nuovo numero del giornalino (il terzo dell'anno scolastico e il più importante, visto che veniva stampato pochi giorni prima della fine della scuola) mi fu chiesto di "ammorbidire" i toni e di essere meno esplicito nelle scene violente.
Il secondo episodio è ancora più veloce e immediato, ma mette comunque in scena un pesante sviluppo della storia:
- Talpwoman e Gianciccio sono braccati da due mesi; si sono rifugiati in una grande città e sanno di avere la polizia alle costole.
-La Madre di Talpwoman tenta di accordarsi col capo della polizia (il tetro Samuel O. The Rainbow) sulle condizioni della cattura della figlia; lei la vorrebbe "viva e laureata", ma il poliziotto non sente ragioni e dichiara che Talpwoman è una ricercata a tutti gli effetti, da riportare solo morta.
-La Madre, vedova inconsolabile, cede e sembra avere pensieri peccaminosi sul capo della polizia.
-Nel frattempo, Talpwoman e Gianciccio tentano di lasciare la città, ma uno sbirro li riconosce; spara per colpire la donna talpa, ma centra la testa di Gianciccio, che muore sul colpo.
Per ciò che concerne la lavorazione grafica di questo secondo episodio, ho molti ricordi: tanto per cominciare, sembrava che questo terzo numero potesse uscire in un'elegante edizione a colori; non so chi fu il pazzo della nostra sgangerata "redazione" ad avere messo questa voce a giro, ma me ne convinsi e lavorai esclusivamente in vista di un fumetto a colori (come si evince dalla prova di colore che ho messo in cima al post). E poi lavorai molto più velocemente: forse perchè (miracolo!) dovevo studiare e dunque avevo meno tempo a disposizione, o forse perchè dovevamo muoverci nel preparare il terzo numero e stamparlo entro l'ultimo giorno di scuola. Per la prima tavola adottai la furbata della splash-page americana (i palazzi sono copiati da un gigantesco libro di Little Nemo, che in quel periodo leggevo di gusto), mentre nella seconda pagina è possibile notare come gli sfondi siano tutti bianchi e poco curati.
Poi venne l'estate, e con l'estate il grande vuoto. Da principio, mi salvò un'amica di lunga data, compagna di classe e appassionata lettrice e sostenitrice di Talpwoman: mi domandò cosa avessi in mente per il nuovo anno scolastico, che cosa sarebbe successo alla talpa e che fine le avrei fatto fare. Disegnai un bel capitolo finale (credo fossero un paio di tavole) e le regalai l'unica copia che avevo, cioè l'originale. Ma, verso la fine di luglio, mi trovavo al mare coi miei genitori e fui preso dalla smania di disegnare il vero episodio conclusivo di Talpwoman. Detestando la spiaggia, mi risultava estremamente gradevole rimanere a casa al fresco, assorto nei miei pensieri, nelle mie letture e nei miei ascolti musicali (che all'epoca si riducevano al glam-rock anni '80 e alle sinfonie di Mendelsshon). Il terzo episodio vedeva una Talpwoman sola e delusa, che decide comunque di dare filo da torcere alla polizia e alla madre, che nel frattempo si è accoppiata con un nuovo personaggio (tale Bartholomew). Inizialmente, mi balenò per la testa di farla morire, ma cambiai idea rapidamente; infatti, la storia sarebbe finita con la maturità di Talpwoman. La cosa buffa fu che quando tornai a scuola cambiarono (in meglio) molte cose per me, e diventai direttore del giornalino per l'anno scolastico 2005/2006. Decisi di dedicarmi ad altri fumetti (fra cui il famoso spin-off dal titolo Gianpoppo&Gianciccio, di cui prima o poi mi piacerebbe parlare qui sul blog) e presi la decisione di non pubblicare il lungo episodio finale della donna talpa.
Non so perchè lo feci, ma allora (come del resto anche adesso) agivo seguendo l'uccello, e non il raziocinio. Oggi sono tornato ad agire "d'uccello" e ho deciso di pubblicare questa ultima, sudata storia di Talpwoman.
CONTENUTI SPECIALI
Disegni e altro
Immagine pubblicitaria del ritorno di Talpwoman mai utilizzata |
Vignetta del 2006 dove Talpwoman fa una comparsata |
Autoritratto del 2005 con tanto di Talpwoman |
Pensato per l'invito ad una festa in campagna e mai finito, vi compare una Talp-mobile |
Talpwoman era talmente importante per me, da meritare addirittura l'acquarello |
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