Metto le mani su Walt Disney (1976) di Bob Thomas, pubblicato in Italia da Mondadori nel 1979 e ormai introvabile. Per fortuna.
Sembra di avere fra le mani il tipico manuale che veniva fatto leggere nelle scuole italiane durante il ventennio: Walt Disney è il dux, fido condottiero ed eroe della patria, colui che grazie alla fantasia e all'ingegno ha fatto vincere agli Stati Uniti la Seconda Guerra Mondiale (questo sembra emergere dal finale del capitolo 3). L'inizio del libro, che descrive le origini del clan Disney e trasporta il lettore nella Normandia dell'anno 1000, è quasi imbarazzante per i toni epici da memoriale settecentesco utilizzati al fine di descrivere quella che era una comune famiglia di contadini franco-anglo-irlandesi. Le gesta dell'adolescente studente conservatore Walt Disney farebbero impallidire Eracle e le sue fatiche, mentre la costruzione di Disneyland assume una valenza praticamente biblica nel percorso professionale di questo grande figlio dell'America. Mai un errore, mai un passo falso; giusto qualche accenno ad un periodo di depressione (dovuto, ovviamente, al troppo lavoro e alle ingenti quantità di milioni guadagnate in borsa) mostra un Disney (quasi) umano. Per Bob Thomas, il creatore di Topolino è un santo, una divinità imprenditoriale da ammirare e rispettare, nella sua purezza e onestà.
Da quando ho letto questo libro, ogni volta che vedo una maglietta con sopra un disegno di Paperino, vengo colto da un irrefrenabile desiderio di prostrarmi e baciargli avidamente le zampe palmate.
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