Ha ancora senso andare al cinema dopo Mad Max: Fury Road? Sì, ce l'ha: serve a capacitarsi di come niente, e ripeto, niente possa lontanamente competere col film di George Miller. Neanche ciò che dovrebbe conquistarmi a un primo, sfuggevole sguardo (un cappello da cowboy) ce la può fare. Ma col cappello che Scott Eastwood adagia sulla testa di Britt Robertson nella locandina di La risposta è nelle stelle, purtroppo, Mad Max c'entra poco. E lo sottolineo perchè neanche nel più buio periodo "di magra" cinematografica avrei tollerato un film del genere.
Eccessivo nel suo formalismo melò, fastidiosamente conservatore, una ricerca dell'estetica country ridotta ai minimi termini (se non del tutto assente) e rimpiazzata da una fotografia stucchevole. Gli attori risultano tutti bonariamente incapaci e la colonna sonora non ne azzecca mezza, fra soft-country contemporaneo che suona falso come un brano degli Aqua e quadretti orchestrali assemblati alla meno peggio con Pro Tools. Insomma, si gira e si ambienta un film nel North Carolina e neanche l'ombra di una canzone dei Marshall Tucker Band? Pura eresia.
Perciò, mi limito a salvare le sequenze del rodeo (buone, ma neanche accostabili a quelle girate da Vallee in Dallas Buyers Club), i bellissimi cavalli (mostrati per due minuti) e la bellezza delle location. Per il resto, neanche se gira un vero western tornerò mai a vedere un film di questo Tillman Jr., capacissimo di sfornare pellicole tanto vanitose quanto noiose.
Perciò, mi limito a salvare le sequenze del rodeo (buone, ma neanche accostabili a quelle girate da Vallee in Dallas Buyers Club), i bellissimi cavalli (mostrati per due minuti) e la bellezza delle location. Per il resto, neanche se gira un vero western tornerò mai a vedere un film di questo Tillman Jr., capacissimo di sfornare pellicole tanto vanitose quanto noiose.
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