Come nasce l'idea di Amazing Spider-Man?
Molto semplice: i bambini nati nel 2002 (anno in cui uscì lo Spider-Man di Raimi) non hanno fatto in tempo a vedere la "vecchia" triade, e così è bene metterne in cantiere un'altra, magari più fresca, giovanile e spensierata. A dirigerla, si chiama Marc Webb, che ha fatto (500) giorni insieme, una commedia romantica politicamente corretta e piacevole. A interpretare i protagonisti troviamo Andrew Garfield ed Emma Stone, che sembrano più giovani della loro reale età, potrebbero essere appena usciti da uno spot di American Apparel e quando si danno i bacini rendono un sacco. Si impacchetta il tutto e lo si lancia sul mercato come un prodotto destinato alla fascia kids, che da quando c'è a giro Nolan soffre un po' di deficit di accudimento da parte delle case di produzione. Se poi qualche 20/30/40enne avrà voglia di elevarlo ad un capolavoro di maggior spessore cinematografico e contenutstico, meglio.
Puntuale come un orologio, è arrivato anche il secondo episodio (non scrivo "capitolo" o "parte", perchè "episodio" è un termine che meglio si confa al mondo delle serie tv a cui l'Amazing Spider-Man 2 ammicca), dove Peter ha un solo grande problema: smistare l'amore per Gwen, la smania di proteggere i deboli da bulli e delinquenti e il dovere di salvare il mondo da cattivi che non tardano a manifestarsi. E sebbene per uno strano insieme di fattori (spesso anche negativi) questo Potere di Electro mi sia piaciuto leggermente di più del suo predecessore, di fronte al personaggio Uomo Ragno, rimango della mia stessa idea: Peter Parker può salvare quanta gente vuole col suo bel costume e le sue ragnatele, ma è e rimarrà sempre lo scemo del villaggio. Per rendersene meglio conto, basta immaginarselo mentre passa davanti ad un comune bar sport di provincia conciato in quel modo: gli avventori iniziano a ridere oggi e forse smettono all'uscita del prossimo film. Il fatto che poi in questo nuovo universo Amazing Peter Parker sia uno studente fascinoso che si ingela i capelli e indossa felpe costose rende solo meno sopportabile e più antipatico il protagonista. E di solito, quando il Buono si tollera poco, tutte le nostre speranze vengono riposte nel Cattivo: in questo caso, Electro, interpretato da un irriconoscibile Jamie Foxx. Ovviamente, se lo paragoniamo al recente Lizard di Rhys Ifans (il memorabile coinquilino gallese di Hugh Grant in Notting Hill), questo villain risulterà indubbiamente più gradito, ma peccato che fra computer grafica, 3D e altre rifiniture "supermegaipertecnologiche" rimanga ben poco del buon Jamie. Da lodare anche le performances di Paul Giamatti e Dane DeHaan (del quale non perdo mai occasione di parlare bene), oltre ai discreti miglioramenti tecnici della regia di Webb: infatti, quando questa è libera dalla CGI (cioè sette minuti sui 142 totali), notiamo come alcuni atroci espedienti dello scorso episodio siano venuti meno. Insomma, se vi aspettate di nuovo quelle orribili soggettive dell'Uomo Ragno che corre sui tetti col passo di un cocker, resterete delusi.
La coppia Garfield-Stone litiga un po' di più (per fortuna) ed è totalmente al servizio di uno script firmato Kurtzman, Orci & Pinker (i tre geniacci che hanno firmato quella perla di sceneggiatura che è Into Darkness), evidentemente convinti di dover scrivere una love-story con dialoghi indegni perfino dei link con i gattini che a volte infestano le nostre pagine Facebook. Andrew Garfield è un attore talmente mediocre, piatto e inespressivo da risultare incredibilmente adatto ad un film piegato alla volontà degli studios disneyani dalla prima all'ultima scena.
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