BEADY EYE, "BE" (Columbia, 2013)
★½
<<Bisogna saper scegliere in tempo/non arrivarci per contrarietà>> cantava Guccini in Eskimo: e così, anche per chi come me è stato uno psuedo-fan storico degli Oasis, dopo quel maledetto 28 agosto 2009, è stato difficile scegliere chi dei due Gallagher continuare a seguire. Da una parte, avevamo l'appeal da animale da palcoscenico grintoso ed elegante di Liam, dall'altra l'introversione (personale e artistica) di Noel, il più maturo e per molti versi anche l'unico più geniale (ha scritto l'80% del catalogo Oasis e ha cantato, con buona pace del fratellino, quella che è forse la mia canzone preferita del gruppo, e cioè Don't Look Back In Anger). Nella mia sterminata incoscienza mi sono affidato a Liam e ai suoi Beady Eye, che già nel 2011 dimostravano una palese incapacità di conciliare lo smisurato ego del frontman con la sua devozione nei confronti di Lennon, l'aspetto più tradizionale di una musica britannica fino al midollo con scelte artistiche orientate verso un sound in grado di scalare, con quell'odiosa aria trasudante di vintage, le classifiche pop internazionali. Il risultato è stato Different Gear, Still Speeding, disco di cui si è parlato anche troppo senza che ci fosse nulla da dire in realtà, visto che si tratta di un lavoro veramente pessimo. A far accrescere la mediocrità dei Beady Eye e della loro musica è intervenuto, nell'ottobre di quello stesso anno, Noel Gallagher, che con il suo debutto solista (Noel Gallagher's High Flying Birds) ha non solo rimarcato le incapacità della band del fratellino, ma anche la sua netta superiorità artistica: infatti, pur non essendo un capolavoro, l'album poteva contare su grandi singoli, sta invecchiando bene e risulta tuttora ottimo. A fronte del successo di critica riscosso da Noel (e dimostrato dal milione di copie vendute, a fronte delle poche centinaia di migliaia dei Beady Eye), quelli che si erano schierati inizialmente dalla parte di Liam, si sono ricreduti e, colti dai sensi di colpa, sono corsi in massa ad acquistare interi box di biglietti del tour di Noel.
Da oggi, Noel Gallagher potrà essere ritenuto più che mai il vero genio dei vecchi Oasis, visto che BE, nuova "fatica" in studio dei Beady Eye, è appena uscito e sta già mostrando tutta la sua inconsistenza. Ora, va detto che in molti hanno puntato il dito sul fatto che BE sia più unitario e migliore rispetto all'opera di esordio: e su questo posso essere d'accordo, visto che da Flick On The Finger fino alla conclusiva Start Enew, i Beady Eye rimangono gli stessi e non saltano all'orecchio bruschi cambi di stile o inattese metamorfosi sonore. Inoltre, Dave Sitek (già con Tv On The Radio, Jane's Addiction e Yeah Yeah Yeahs) è un produttore eccellente, come ce ne sono pochi al giorno d'oggi, quando l'unica cosa importante è fare un pacchettino carino che conquisti le classifiche. Se nell'album precedente il problema era forma e contenuto, qui è solo il contenuto. Dunque basta con la falsa psichedelia post-moderna di Start Anew, basta con le storielline sul rapporto Caino-Abele (l'interminabile Don't Brother Me), basta con questa smania di omaggiare i Beatles a tutti i costi (Second Bite Of The Apple) o ancora peggio di plagiare gli Stones (Shine A Light). Più semplicemente, basta con Liam Gallagher che pretende ancora di comporre, suonare e fare la sua musica con la sua band.
Ma io dico: i cappellini della Pretty Green erano così belli. Non poteva continuare a fare lo stilista, no?
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