Partiamo da questo presupposto: Wes Anderson è un bravo regista, non un genio.
Potrei dire lo stesso di Sofia Coppola.
Entrambi hanno in comune di essere divenuti alcuni dei pochi riferimenti culturali di una certa subcultura (qualcuno la definisce "hipster", ma io non ho ancora capito bene di cosa si tratti realmente) pericolosissima e figlia di questi anni Duemila.
Tuttavia, ho avuto la fortuna di vedere I Tenenbaum molti anni prima che i Ray-Ban modello "Wayfarer" (che pure io posseggo, anche se nella versione da sole) spopolassero fra questi accattoni intellettuali, e quel film mi è piaciuto. Ho avuto la fortuna di recuperare anche Rushmore, il secondo lungometraggio di Anderson ingiustamente dimenticato. Le avventure acquatiche di Steve Zissou mi ha fatto letteralmente impazzire e l'ho visto e rivisto sempre con grande piacere. Il treno per Darjeeling l'ho trovato meno bello di Zissou, ma comunque profondo e commovente. E devo ammetterlo: anche Moonrise Kingdom è un buon film.
Isola del New England, 1965. La storia di amore degli infelici dodicenni Sam (Jared Gilman), capo-scout orfano e manesco, e Suzy (Kara Hayward), figlia di avvocati e fissata con i romanzi di magia, è una cosa seria. L'amore innocente di questi due pre-adolescenti è sicuramente più forte di quello di molti adulti, eppure è contrastato. La famiglia reclama Suzy, i servizi sociali vogliono portare via Sam (orfano e abbandonato anche dai genitori adottivi a causa del suo comportamento anti-sociale). Quella che i due architettano è una "fuga d'amore", breve ma intensa, erotica ma mai sconcia. Attorno a loro, gli adulti si dimostrano poco comprensivi, troppo presi da altri problemi e dal mantenere intatte le apparenze. E sarà grazie ad una tempesta (durante la quale se ne vedono di cotte e di crude) che Sam riuscirà a sfuggire alle grinfie di chi lo vuole in orfanotrofio, e potrà rimanere accanto all'amata Suzy.
I due protagonisti sono bravissimi, e poi c'è un trio che annovera alcuni fra i miei attori preferiti: Bill Murray (che gira per casa seminudo, con bottiglia di vino in una mano e ascia nell'altra, e varrebbe da solo tutto il film), Edward Norton (un capo-scout molto poco "nortoniano") e un Bruce Willis in stato di grazia nei panni del poliziotto. La scelta delle colonne sonore è eccellente: Britten, Schubert e perfino un po' di Mozart. La storia è la storia di un film di Wes Anderson: poca cattiveria e finale mai eccessivamente allegro e spensierato.
Cosa non mi è piaciuto? Le montature degli occhiali, il trucco e i vestiti di Suzy, le scenografie (erano esattamente come ci si poteva aspettare), le copertine artistiche dei libri inventati (che forse sono costate più del film), tutti quei rimandi alla Francia, la stessa abusata fotografia "lomo" del cazzo, la macchina da presa che si muove "a tappe" nella casa dei Bishop, il prevedibile uso della stop-motion (qui sterile e non emozionante come in Zissou). Insomma, Wes Anderson può ringraziare il suo script e i suoi attori (e che attori!), perchè se non fosse per loro Moonrise Kingdom sarebbe solo un manierato filmetto alla Wes Anderson. E questa cosa, un po', rimane sulle palle.
I due protagonisti sono bravissimi, e poi c'è un trio che annovera alcuni fra i miei attori preferiti: Bill Murray (che gira per casa seminudo, con bottiglia di vino in una mano e ascia nell'altra, e varrebbe da solo tutto il film), Edward Norton (un capo-scout molto poco "nortoniano") e un Bruce Willis in stato di grazia nei panni del poliziotto. La scelta delle colonne sonore è eccellente: Britten, Schubert e perfino un po' di Mozart. La storia è la storia di un film di Wes Anderson: poca cattiveria e finale mai eccessivamente allegro e spensierato.
Cosa non mi è piaciuto? Le montature degli occhiali, il trucco e i vestiti di Suzy, le scenografie (erano esattamente come ci si poteva aspettare), le copertine artistiche dei libri inventati (che forse sono costate più del film), tutti quei rimandi alla Francia, la stessa abusata fotografia "lomo" del cazzo, la macchina da presa che si muove "a tappe" nella casa dei Bishop, il prevedibile uso della stop-motion (qui sterile e non emozionante come in Zissou). Insomma, Wes Anderson può ringraziare il suo script e i suoi attori (e che attori!), perchè se non fosse per loro Moonrise Kingdom sarebbe solo un manierato filmetto alla Wes Anderson. E questa cosa, un po', rimane sulle palle.
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