Pink Floyd, The Endless River
(Parlophone/Columbia, 2014)
(Parlophone/Columbia, 2014)
★★★½
Come The Division Bell (1994)- che lo precede temporalmente di vent'anni ma che gli risulta essere praticamente complementare -The Endless River, quindicesimo e definitivo album dei Pink Floyd, torna a svelare grandi segreti di vita e morte. Racconta di artisti, autori, sogni, musiche, immagini, eventi e oggetti a cui non siamo abituati, e questo crea disagio. Perchè il materiale contenuto qua dentro, pur essendo datato (le canzoni sono state scritte e registrate nel 1993, e solo di recente Gilmour e Mason sono tornati in studio per registrare di nuovo le parti di voce, chitarra e batteria, lasciando inalterate le incisioni del compianto Richard Wright, tastierista a cui l'album è esplicitamente dedicato), lascia spiazzati per la sua incantevole contemporaneità e per la capacità e l'eleganza con cui riesce a chiudere alcune porte lasciate aperte molto tempo fa. E non pensate di trovarvi di fronte al dischetto underground con qualche comoda pennellata di psichedelia qua e là in stile tardi anni Novanta o ancora peggio a del materiale free-download fighetto e vitellone da Nuovo Millennio, perchè i Pink Floyd hanno saputo attraversare tutto questo con grande disinvoltura e nonchalance. Dei diciotto brani del disco non ce ne è uno che strizzi l'occhio al conduttore di MTV o all'editor di qualche mensile spocchioso e logorroico. The Endless River, finemente prodotto da Gilmour assieme a Youth, Phil Manzanera (ex-Roxy Music) e Andy Jackson, è un disco progressive, sì, ma soprattutto ambient, praticamente privo di testi (come è giusto nei Pink Floyd orfani dei parolieri Barrett e Waters) e lontano da tutto quello che può essere comodamente definito fuffa. Non sta piacendo perchè non c'è verso di udire neanche una strofa che alluda ai grandi temi socio-politici del dibattito culturale internazionale? Pazienza: il mondo della muscia è già pieno di rockstar ipocrite che si fanno fotografare con capi di stato peggiori di loro. Non sta piacendo perchè considerato troppo "difficile", "impegnativo" o- come ho letto in un commento su Facebook -"troppo prodotto"? I Pink Floyd realizzano dischi, non il "Bollettino del Dilettante". Avete tanti blog collettivi su cui ascoltare demo di qualche sconosciuto eroe che, potete scommetterci, dirà sempre di se stesso di essere un <<genio incompreso>> vantandosene pure. A parte lodare la saggia decisione di scegliere Louder Than Words come singolo di lancio, inutile stare a dire quale canzone è bella e quale lo è meno: The Endless River è a tutti gli effetti un disco dei Pink Floyd. E' un album da ascoltare per intero, dall'inizio alla fine, e forse funziona meglio proprio preso nella sua integrità che non pezzo per pezzo. Nettamente migliore dei due, mesti dischi dei terribili anni Ottanta, non ha nulla in più o in meno rispetto a The Division Bell.
È tutto.
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