Black Label Society,
Catacombs Of The Black Vatican (BLS, 2014)
★★★★
Un paio di giorni fa, Corriere.it dava la grande notizia che Emis Killa (rapper, produttore, conduttore radiofonico e ormai, almeno per gli sfortunati utenti Sky, anche conduttore televisivo) ha superato l'invidiabile cifra di un milione di amicizie su Facebook. Il redattore- forse imbottito di serotonina -descriveva in termini entusiastici l'ascesa di questo giovane rapper brianzolo e l'importanza di una simile figura nel campo della musica.
Ora, io ho la brutta abitudine a non fidarmi dei grandi numeri: se lo facessi, sarei costretto ad ammettere che nessun artista è migliore di Emis Killa, così come che nessun pubblico si intende meglio di musica come il pubblico dei fan di Emis Killa, un pubblico composto principalmente da ragazzi che popolano ridenti paeselli nordici vedendo nelle ronde di quartiere leghiste un'operazione antisommossa della SWAT e smaniosi di prendere la patente per andare a giro col macchinone del "papi" nelle periferie malfamate più vicine (dove poi verranno giustamente massacrati da personaggi che Emis Killa neanche sanno chi è). La verità è che abbiamo passato buona parte degli ultimi dieci anni bevendoci tutte le amenità passate dai media riguardanti la commistione tra alto e basso: mi dispiace, ma per me non si può passare da una settimana di Amici e posticipi ad un'esposizione sulla pittura fiamminga. Così come chi ascolta Emis Killa non potrà mai comprendere la bellezza di un disco come Catacombs Of The Black Vatican, nono album in studio dei Black Label Society. Gente che arriva dalla California e che suona un rock duro e genuino al 100% come nessuno. E come lo suonano loro, capitanati dal mostro sacro Zakk Wylde (che è una delle figure musicali più importanti giunte alla ribalta alla fine del XX secolo, e se non ci credete correte a sentirvi capolavori come il suo Books Of Shadows o l'esordio omonimo del suo primo progetto, i Pride&Joy), non lo suona quasi nessuno.
In un mondo a cui ormai basta una suora siciliana 24enne che canta a squarciagola per lasciarsi abbindolare, la copertina del nono album in studio dei BLS forse potrà trasmettere un filo di inquietudine, ma è solo rock&roll: dietro le tinte scure di questa grande band, dietro titoli poco pacifici quali Fields Of Unforgiveness, Heart Of Darkness o Damn The Flood, si nascondono spesso insospettabili chitarre acustiche, aperture southern rock vecchia scuola, facenti parte del background musicale presente in tutti i dischi del gruppo dal 1998 ad oggi. E con loro è difficile parlare di album sperimentale e album tradizionale, di disco "più metal" e opera "più blues": come ha ricordato giorni fa anche lo stesso Zakk Wylde, Catacombs è <<uguale a tutti gli altri dischi dei Black Label Society>>. E' un male? Assolutamente no. Così come sono certo che questi undici brani convinceranno (già a partire dal singolo My Dying Time) anche più dei pezzi di Order Of The Black (2008). Il temuto cambio all'interno della formazione (lo storico chitarrista ritmico Nick Catanese è stato sostituito da Dario Lorina) non ha apportato alcuna modifica al suono della band, stragarantito anche dal ruolo di Wylde produttore e main director assoluto di tutto ciò che riguarda il disco. Ed è proprio lui a fare la "parte del leone" dalla prima all'ultima nota: che sia nel ruvido blues di Believe alle dolci note di Angels Of Mercy, Zakk ci conquista con la sua voce e le sue performance chitarristiche, sempre grandiose e ispirate.
Pecche? Quali pecche? Se proprio vogliamo, si fa un po' sentire l'assenza di cover come tracce bonus (anche se la spensierata canzoncina anni '50 Shades Of Gray chiude con brio ed eleganza il disco), ma per il resto Catacombs Of The Black Vatican è solido e fresco come un fiore di montagna. E non dimentichiamoci che arriva a poco più di sei mesi di distanza dal capolavoro live Unblackened, un doppio set acustico registrato a Los Angeles nel 2013 che basta e avanza a ribadire l'importanza che rivestono- ora più che mai- i Black Label Society nel mondo della musica. Perciò, con grande semplicità, concludo scrivendo che Catacombs Of The Black Vatican è quanto di meglio possa offrire il rock al momento. Senza perdersi in fronzoli e cazzate.
Nessun commento:
Posta un commento