Nel 480 a.C. un plotone di trecento soldati americani seminudi lascia Sparta per andare a combattere contro quarantamila ribelli iraniani, iracheni e afgani. Muoiono tutti al grido di <<Ricordatevi di Alamo!>> e vengono ricordati, nei secoli a seguire, come i più belli eroi della storia dell'occidente.
Fine?
Sette anni dopo...
... mentre i trecento eroi delle Termopili resistono come bestie, nella ridente località marina di Capo Artemisio lo stratega Temistocle (Stapleton) guida un maxi-esercito alleato contro la marina iraniana di Serse (Santoro, non Michele, bensì Rodrigo); quest'ultimo è a sua volta aiutato, in battaglia, dall'avvenente regina-ninja Caria Artimisia I (Eva Green), sulla carta una donna greca a tutti gli effetti, ma all'atto pratico una folle e sanguinaria condottiera di Alicarnasso "afflitta" da simpatie filosocialiste e con la passione per i completi sadomaso vintage.
Ora- e parlo da patito della sua opera -Frank Miller è un filonazista alcoolizzato e mezzo pazzo che ha bisogno di prendere le sue pillole come molti di noi. Okay, mi sta bene. Non faccio una piega di fronte a nulla, guardo The Spirit due volte, ingoio amaramente la pubblicità di Gucci Guilty Pleasure con Chris Evans e la Evan Rachel Wood, compro (pagandolo profumatamente) Sacro Terrore (Bao, 2012) e aspetto con ansia la ristampa della sua opera integrale messa in cantiere dalla RW Lion. Faccio tutto questo perchè Miller è un autore che ammiro, uno dei più grandi fumettisti di tutti i tempi, con i suoi pregi e i suoi difetti. Non so dire quando e se Xerxes uscirà, ma sono certo che lo leggerò. Tuttavia, posso aspettarmi molte cose, ma non di vedere prima il film e poi il fumetto: ma, si sa, il cinema fa miracoli, e così, a sette anni di distanza dall'atroce capitolo precedente, ecco 300- L'alba di un impero, che esce appunto prima della graphic-novel che dovrebbe averlo ispirato.
Cosa c'è da sapere di nuovo? Praticamente nulla, se non che il cambio di regia, passata da Snyder all'israeliano Murro, non ha arrecato alcuna modifica agli incalcolabili strati di patina computerizzata che avvolgevano il primo film, e che Miller- per fortuna -ha curato solo il soggetto della pellicola, senza intervenire come secondo regista. Per il resto, 300- L'alba di un impero si segnala- analogamente al suo predecessore -come una visione traumatica: sin dal prologo, non si capisce se siamo noi a seguire il film, o se è il film a seguire noi, rincorrendoci e molestandoci per oltre un'ora e mezza. Non si percepisce mai la sensazione di essere spettatore di un qualcosa che un minimo di attenzione lo necessità. Verrebbe da dire che Murro non ha tanto girato un film, quanto ripreso dei micro-spot pubblicitari (il prodotto pubblicizzato può variare dalle armi di Artimisia agli addominali dei soldati greci) in cui nulla deve mai durare più di trenta secondi, e ha montato tutto assieme. Seguendo dunque le orme di Snyder (che ha seguito per ben sei anni questo progetto prima di affidarlo a terzi), ci troviamo di fronte ad un nuovo vandalo della Settima Arte che, adottando regole e tempi consoni alla pubblicità, al videoclip cafone e ai videogiochi, li reinserisce in un contesto cinematografico. Deciso questo, visto che il soggetto è misero e la sceneggiatura lascerebbe presagire la durata di un cortometraggio, la produzione ha pensato bene di aumentare il numero di attori (o di modelli Calvin Klein), e ha puntato un po' di più sulla f-i-c-a: chi meglio di Eva Green, un'attrice che da tre anni ormai stenta a lavorare e accetta qualunque ruolo per un pezzo di pane e due spiccioli? Siccome poi il marketing è importante, sporchiamoli pure questi rudi guerrieri, ma non troppo: denti bianchi che si illuminano al buio, polvere in misura ridotta, qualche mèche bionda sparsa qua e là, sangue molto scuro e magari, dove possibile, assorbito con Lines Seta Ultra.
Cosa c'è da sapere di nuovo? Praticamente nulla, se non che il cambio di regia, passata da Snyder all'israeliano Murro, non ha arrecato alcuna modifica agli incalcolabili strati di patina computerizzata che avvolgevano il primo film, e che Miller- per fortuna -ha curato solo il soggetto della pellicola, senza intervenire come secondo regista. Per il resto, 300- L'alba di un impero si segnala- analogamente al suo predecessore -come una visione traumatica: sin dal prologo, non si capisce se siamo noi a seguire il film, o se è il film a seguire noi, rincorrendoci e molestandoci per oltre un'ora e mezza. Non si percepisce mai la sensazione di essere spettatore di un qualcosa che un minimo di attenzione lo necessità. Verrebbe da dire che Murro non ha tanto girato un film, quanto ripreso dei micro-spot pubblicitari (il prodotto pubblicizzato può variare dalle armi di Artimisia agli addominali dei soldati greci) in cui nulla deve mai durare più di trenta secondi, e ha montato tutto assieme. Seguendo dunque le orme di Snyder (che ha seguito per ben sei anni questo progetto prima di affidarlo a terzi), ci troviamo di fronte ad un nuovo vandalo della Settima Arte che, adottando regole e tempi consoni alla pubblicità, al videoclip cafone e ai videogiochi, li reinserisce in un contesto cinematografico. Deciso questo, visto che il soggetto è misero e la sceneggiatura lascerebbe presagire la durata di un cortometraggio, la produzione ha pensato bene di aumentare il numero di attori (o di modelli Calvin Klein), e ha puntato un po' di più sulla f-i-c-a: chi meglio di Eva Green, un'attrice che da tre anni ormai stenta a lavorare e accetta qualunque ruolo per un pezzo di pane e due spiccioli? Siccome poi il marketing è importante, sporchiamoli pure questi rudi guerrieri, ma non troppo: denti bianchi che si illuminano al buio, polvere in misura ridotta, qualche mèche bionda sparsa qua e là, sangue molto scuro e magari, dove possibile, assorbito con Lines Seta Ultra.
Comprensibile che Miller, in un delirio alcoolico che evidentemente funziona al contrario di quello di Bukowski, ha perso l'ispirazione e non ha più nulla da dire. Comprensibile anche che ben poco si poteva pretendere dal sequel di uno dei più brutti film di tutti i tempi (ai tempi dell'uscita, nel 2007, c'è chi parlò del "peggiore film degli ultimi trent'anni", e neanche esagerando troppo). Però non si può scrivere un film così male. Chissà se si alzerà in piedi la consueta compagine degli ottimisti (che purtroppo sono molti più di 300 coglioni) per pronunciare la dannosa frase <<Vabbè... ci sarà qualcosa di interessante a livello visivo...>>. E invece no. Mi dispiace, ma esteticamente il film è una vera merda, con colori piatti, seicento ralenti inutili ed effetti fotonici odiosi. E poi qualcuno spieghi a questo Murro- che è giovane, soltanto alla sua seconda regia e ancora riscattabile -che nei film normali vengono dosate le scene di azione e scene di panico, scene di amore e scene di dialogo: tutto questo, in 300-L'alba di un impero, non sembra però essere indispensabile. Infatti, a prescindere che i personaggi si squartino o si bacino, sussiste lo stesso movimento di macchina, la stessa fotografia, lo stesso montaggio e la stessa colonna sonora. E nel finale è tutto talmente frenetico che io, da un certo punto in poi, ho veramente fatto fatica a distinguere i cattivi dai buoni.
Ma, a conti fatti, 300-L'alba di un impero è solo il brutto sequel di un film già bruttissimo? Non proprio: al suo interno alberga il vuoto totale del cinema blockbuster americano contemporaneo ed è possibile scorgervi la morte del cinecomic un po' più cupo e crudo. Una minchiata da denuncia penale.
Ma, a conti fatti, 300-L'alba di un impero è solo il brutto sequel di un film già bruttissimo? Non proprio: al suo interno alberga il vuoto totale del cinema blockbuster americano contemporaneo ed è possibile scorgervi la morte del cinecomic un po' più cupo e crudo. Una minchiata da denuncia penale.
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