
Uno dei motivi per cui l'arrivo di Triplicate non è stato propriamente accolto bene è il fatto di essere il terzo (nonchè triplo, stavolta) disco di canzoni non firmate da Dylan nell'arco di un quinquennio. Chi ha comprato Shadows in the Night (un disco che ha goduto di un ottimo riscontro commerciale) non ha fatto lo stesso con Fallen Angels, e chi ha comprato Fallen Angels ha già promesso che non prenderà Triplicate. Tutti si sono stancati di questa musica e certo Triplicate promette di essere diverso, ma non troppo diverso dai suoi due predecessori. Alcuni già preannunciano il "suicidio commerciale", ma così facendo dimostrano solo di non conoscere bene Dylan e di non avere mai ascoltato dischi come Saved, Down in the Groove, Good as I Been To You o Christmas in the Heart. Altri commentano sdegnati: "Basta! Non se ne può più!", "Che 2 palle!", "W Sinatra!", "Non se ne sente il bisogno". C'è chi addirittura si spertica in un assurdo accostamento fra il premio Nobel e Rod Stewart, entrambi intenti a rileggere il canzoniere americano, entrambi con alle spalle un disco di Natale, entrambi protagonisti di MTV Unplugged (per altro quello di Stewart è, a parer mio, il migliore mai pubblicato).
Riporto poi due commenti davvero privi di logica: Il primo è "Trovo sempre comico che si dia come produttore Jack Frost, che è solo uno degli pseudonomi dello stesso Dylan". Ma cosa vuol dire? Per chi non lo sapesse, Dylan si autopubblica come Jack Frost dal 2001. Difficile capire cosa una persona possa trovare di comico in una scelta tanto legittima quanto datata. Sarebbe come puntare l'indice sulla sua intera produzione, rea di essere stata pubblicata da Bob Dylan e non da Robert Allen Zimmerman. Il secondo, invece, è "Ma non sa più scrivere?". Forse qua il problema non è più se Dylan sappia scrivere o meno, ma se il suo pubblico sia in grado o no di seguirlo in questi anni Dieci e in questa sua vecchiaia.
Anche io ho scelto di non comprare Shadows in the Night e Fallen Angels, anche io sono un po' deluso dall'anteprima di un altro disco di canzoni non dylaniane (specie dopo aver letto, a fine 2016, rumors su una papabile nuova co-produzione fra il nostro e Daniel Lanois), così come lo sono stato dal cofanetto del tour del 1966 (sapete, mi aspettavo un The Bootleg Series Vol. 13 con scarti degli anni Ottanta, le prove in studio con Garcia e Tom Petty, ecc.), ma, "signuri", si parla di Dylan: quindi prima si ascolta, poi si ragiona.
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