Sotto il Vulcano
(Universal Music, 2017, Live, 2 Cd)
★★
Un paio di giorni fa ero al mio negozio di dischi di fiducia per capire quando sarebbe uscito il prossimo dei Tinariwen e per appurare se davvero John Scofield sarà in quel di Empoli (esatto, Empoli) fra un mese e qualcosa. Spulciando qua e là- amo spulciare -trovo un doppio, costoso vinile fresco di stampa di de Gregori con copertina finto Housaki, titolo ispirato ad un romanzo di Malcom Lowry (Under the Volcano, 1947) e icona del Ciccio in tipico stile anni Dieci. Sì perchè, il Principe, a suon di comparsate e presentazioni fra librerie Feltrinelli e salotti faziani (e, soprattutto, faziosi), si è visto costretto a reinventare la propria immagine e dunque vai coi completi total black, occhiale Wayfarer con lenti fumè e Borsalino (ha fatto un'eccezione allo scorso Salone del Libro di Torino indossando uno Stetson nero, per altro molto bello). Ma magari il de Gregori del nuovo Millennio avesse reinventato un po' anche le sue doti da palcoscenico. Perchè se è vero che si trovano cose interessanti anche nei suoi ultimi dischi (compreso Amore e furto, che continuo a non amare ma che rispetto tantissimo), si è perso il conto di quelli dal vivo pubblicati negli ultimi quindici anni ad essere inutili e dimenticabili. Chi ricorda più Fuoco amico (2002), Mix (uno dei due usciti nel solo 2003) o la doppia brutta copia di Banana Repubblic denominata Work in Progress (2010) o, ancora peggio, Pubs and Clubs (2012)? Molto probabilmente, nessuno. E nessuno avrà motivi particolari per ricordarsi di Sotto il Vulcano.
Scaletta banalissima. Come si può ancora proporre Generale, La donna cannone (la odierà anche tanto, ma non c'è disco dal vivo in cui la abbia scartata), Buonanotte Fiorellino, Rimmel, Titanic, La storia, Pezzi di vetro senza apparire tediosi, accomodati e ripetitivi? E come includere- visto che si parla comunque del tour di Amore e furto -così poche covers di Dylan?
Lasciando perdere la discutibile tracklist, vogliamo parlare di musica? Questa esibizione di Taormina sembra una versione perfino peggiore del concertone (più da RAI1 che da RAI3) tenuto all'Arena di Verona, quello per cui, in seguito al duetto con Fedez su Viva l'Italia, i giornali parlarono soddisfatti di "ringiovanimento di de Gregori". E chissà se per loro sarà un sintomo di una ritrovata gioventù ostentare questo chitarrismo pesante, tamarro e pasticciato: più che dalle parti di Dylan qua siamo in zona Springsteen post-11 Settembre. Che dio, ammesso che esista, ci aiuti!
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