Niente è come sembra, dice il sottotitolo di Focus, nuova "muccinata" (in realtà non è di Muccino, ma di Glenn Ficarra e John Requa) con Will Smith: e in effetti, almeno nella locandina, Focus mantiene le promesse. Sembra un film, ma non lo è.
Di cinema c'è infatti ben poco nei suoi centoquattro minuti di durata, e la cosa mi infastidisce: mi infastidisce perchè per colpa di questa cosa orripilante dovrò, ad esempio, ritardare la visione di Blackhat di Michael Mann, senza contare che film un attimino più di spessore (almeno sulla carta) quali Un piccione seduto sull'albero riflette sull'esistenza (Leone d'Oro a Venezia 2014), Whiplash o Vizio di forma non sono praticamente pervenuti dalle mie parti. E io non posso considerarmi un cinefilo sfortunato (ho cinque cinema e sette sale nel raggio di dieci chilometri, e pur vivendo alla periferia dell'impero non mi sono ancora ridotto a recarmi appositamente in queste cattedrali nel deserto che si fregiano di altisonanti nomi anglofoni). Così, non resta che maledire le merdose catene di distribuzione nostrali, rinunciare alla qualità e guardare l'ennesimo film loffio, recitato male e diretto peggio. Ma la cosa veramente irritante è che Focus è davvero una pellicola grezza e provinciale, roba che non si vedeva dai tempi di Don Juan e che esclusivamente a un pubblico di grezzi potrà piacere. Ed è inutile che mi ci piazzino qualche brano degli Stooges o dei Rolling Stones qua e là: non serve a migliorare nulla, nè a far passare questi minuti in maniera piacevole.
Che salto nel buio deve essere stato per Margot Robbie passare da Scorsese a Ficarra&Requan e da di Caprio a Will Smith (sicuramente l'attore più popolare della storia dei social network)! Confido che la abbiano almeno pagata bene, dal momento in cui la Warner ha sborsato cento milioni di dollari per questa fogna di celluloide. Soldi che potevano risultare spesi meglio- senza scomodare i soliti paesi del terzo mondo -in alcool, gratta e vinci, armi o prostitute.
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