Redeemer Of Souls (Epic Records, 2014)
★★★★
Se in una dimensione parallela fossi un insegnante di Storia del Rock, consiglierei agli studenti, come compito delle vacanze, l'ascolto di Redeemer Of Souls, 17° capitolo discografico di uno dei massimi gruppi di sempre. Divinità assolute della musica moderna, artefici del Metal autentico, mostri sacri che hanno da poco varcato- non senza intoppi, defezioni e tragedie temporanee -la soglia dei quarantacinque anni di attività, i Priest hanno recentemente visto uscire dal gruppo uno dei loro due membri fondatori, il chitarrista K. K. Downing: tale notizia, sommata al fatto che questo nuovo album arriva nei negozi a due anni dalla conclusione dell'acclamato, autocelebrativo e seguitissimo Epitaph Tour, ha subito dato il via a tutta una serie di questioni sulla legittimità di un'operazione simile. Musica genuina o solo un modo per racimolare i quattrini con cui assicurarsi una pensioncina dorata?
Sono ormai dodici giorni che ascolto brani come Metallizer, Crossfire e la tombale Beginning Of The End, e sono dodici giorni che mi convinco sempre di più che non potevamo chiedere un risultato migliore di questo al quintetto di Birmingham. Infatti, non solo Richie Faulkner suona alla grande tutte e sei le corde della sua chitarra (l'assolo di Sword Of Damocles ne è un brillante esempio) e rimpiazza magnificamente un semidio come Downing: la voce di Halford rimane una delle più straordinarie di sempre (e non mi riferisco di certo al solo Heavy Metal) e la produzione "vecchia scuola" di Mike Exeter è paragonabile a quella di un deus ex-machina giunto a riscattare la tronfiezza del precedente Nostradamus (per chi se lo fosse perso, è stato il primo, unico e discusso concept-album dei Judas Priest). Per il resto, Redeemer Of Souls farà felici i fans che desideravano un ritorno al sound di British Steel (1980) e fornirà ai metallari in erba un vademecum per passare un'ora di ferie in modo proficuo e istruttivo.
Canzoni come Dragounaut e Sword Of Damocles sono la riprova di una band che ha attraversato più di quarant'anni di cambamenti epocali con naturalezza e rigore e che non si è fatta mai mancare passi falsi (Turbo) e fallimenti (Jugulator). Perciò, ben venga il Metal puro e onesto di questo Redeemer Of Souls, che ascoltato oggi suona davvero come una macchina assassina, comparsa proprio nel momento di deflusso finale dei nodi post-NuMetal per riappropiarsi del gusto e delle dimensioni dell'Heavy classico. I testi di Glenn Tipton (qui anche co-produttore) e Halford non celano metafore nè sottendono tesi, liberi di essere puro e semplice racconto, appassionanti come un feuilleton, fieri del loro potere metallaro assoluto e definitivo.
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