Che sia la demenza o l'intelligenza, la raffinatezza o la volgarità, le armi con cui i commediografi contemporanei del cinema italiano sono stati chiamati a interpretare e mettere in scena la crisi di sistema si sono spesso rivelate poco funzionali. Ad esempio, pur con tutte le difficoltà economiche del mondo, anche negli ultimi cinque, sei anni Neri Parenti non ha potuto fare a meno di continuare a spedire in località da sogno i suoi falsi italiani medi; così come i fratelli Vanzina hanno dovuto creare intrecci sempre più elaborati e irreali per dimostrare che- ora più che mai -il loro "cittadino modello" già fuori moda nel 1992 è portato a delinquere e ad assurgere al rango di mascalzone simpatico perchè è la società (di qualunque colore essa sia) ad essere marcia, e non perchè è un determinato tipo di personaggio ad essere merda dentro. Le nuove leve non si comportano di certo meglio: il proletario qualunquista, delinquentello, di chiara matrice "morale" berlusconiana che però, alla fine, risulta buono e bravo è stato portato in scena da "sua maestà campione di incassi" Checco Zalone per ben tre volte fra il 2010 e il 2013; senza contare poi il lavoro svolto da registucoli da strapazzo, manovalanti prestati dalla tv al cinema per realizzare gli innumerevoli Sharm el-Sheikh, Buongiorno papà, Immaturi, Tutta colpa di Freud, e via discorrendo.
Insomma, sono ben lontani i tempi della commedia come genere cinematografico popolare di svago ma anche di riflessione civile e sociale. Sono lontani, anche se ogni tanto fanno capolino delle eccezioni. E si dà il caso che Sotto una buona stella, nuovo film diretto e interpretato dal grande Carlo Verdone (che per me è e rimane uno dei più grandi attori di tutti i tempi), sia una di queste. Perchè proprio come era già successo due anni fa nell'eccellente Posti in piedi in Paradiso, l'autore romano si riconferma totalmente in grado di interpretare i malumori del suo tempo e dei suoi personaggi e di sapere mettere in scena come nessuno, ad oggi, sa fare (ricordo che sto parlando di commedie nostrane) le situazioni scaturite dal vivere una crisi umana, economica, familiare. E tutto questo si verifica con grande libertà e spontaneità, con un buonismo di fondo che può emergere una, due volte di troppo ma mai senza scadere nella ridicolezza da fiction di serie B, e anche grazie all'ausilio di un'attrice bravissima e perfettamente a suo agio come la Cortellesi (la sequenza dei divani alla fine è il picco del film). Per il resto, Sotto una buona stella fila dritto per un'ora e mezza con un paio di momenti di grave caduta (il provino del figlio Niccolò è terribile, il rapporto coi figli poteva avere degli sviluppi migliori, certi personaggi sono davvero troppo "perfetti" ai fini dello sviluppo della trama) e con forse un certo abuso, in termini stilistici, dell'uso degli interni, che purtroppo accostano molto il film ad una dimensione più televisiva che poteva essere comodamente evitata. Però, a conti fatti e a paragone con quanto la scena della commedia nostrana (non) è in grado di offrirci, siamo veramente su un altro livello. E ogni tanto una boccata d'aria simile ci vuole.
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