
Pur essendo un film di uomini in guerra (che non è un film di guerra, attenzione), il quinto lavoro da regista di George Clooney lascia non poco spazio alla risata, allo humor sottile e superbamente riuscito, complice anche un cast di caratteristi che riescono a ritagliarsi, ognuno con la propria simpatia e il proprio stile, un posto speciale nel cuore di chi guarda (poi, per me, Bill Murray è sempre un passo avanti a tutti). Stesso esito non viene ottenuto, purtroppo, quando il tono dell'opera diviene bruscamente cupo e malinconico, triste e solenne: fra stornelli natalizi uditi al domani della battaglia delle Ardenne (che poi non saranno mai insulsi come la Piaf udita in Salvate il soldato Ryan) e certe cene parigine a lume di candela (che ricordano un po' Il sangue degli altri di Chabrol) da cui emerge solo che la guerra è più importante dei piaceri della carne (da quando, scusate?), il film brancola un po' fra cliché patriottico-hollywoodiani e facilonerie sentimentali. Clooney continua, sul versante tecnico, ad essere un eccellente e classico regista americano, intento stavolta a fare i conti con il fascino delle tre lingue (un esercizio già ampiamente collaudato da Tarantino) e a omaggiare vecchie pellicole a stelle e strisce quali Il treno di Frankenheimer e Patton generale d'acciaio di Schaffner.
Peccato soltanto che il regista e il fido sceneggiatore Grant Heslov (suo lo script dello stupendo Le idi di marzo) abbiano voluto omaggiare- anche se soltanto alla fine -quei brutti film che andavano di moda nella "democratica" america degli anni cinquanta (e poi ottanta) in cui i russi erano anche più cattivi dei tedeschi, o poco ci mancava. Qualcuno dovrebbe spiegare agli autori che i russi facevano sì pellicole di propaganda e dichiaravano (basti pensare ad Ejzenstejn) dal principio che queste erano da recepire come tali: ma allora come mai questi film non vedevano mai l'americano cattivo al centro della scena? Perchè in un film russo non si è mai visto un americano stronzo? Forse perchè il cinema sovietico contemplava l'esaltazione dell'URSS senza però ricorrere a confronti con altri paesi e altri sistemi di governo. E perchè anche una commedia come Monuments Men del very liberal ex-uomo più sexy del mondo deve cadere su questi meccanismi? Magari quest'estate, in una villa sul lago di Como, i paparazzi fotograferanno un meditabondo George Clooney intento a porre rimedio alle sue lacune culturali, immerso fra bottiglie di vino, un paio di libri di storia e una manciata di film sovietici belli, famosi e reperibili anche su Nowvideo.
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