In questi tempi di crisi, è di gran moda compatire i "grandi uomini" che, in epoche più floride, hanno contribuito a fare grande l'Italia. Lo ha ampiamente dimostrato Verdone con il suo recente Posti in piedi in paradiso, mettendo tre professionisti decaduti (un ex-produttore di successo, un ex-critico di successo e un ex-immobiliarista di successo) in una casa a piangersi addosso fra crisi lavorative e crisi affettive. I Vanzina, con Buona giornata, allargano le vedute del povero Carlo, tessendo una trama episodica maldestra e intrisa di situazioni ridicole, e il risultato è clamorosamente penoso: un De Sica [il principe decaduto] più incapace di sempre nel proprio mestiere di attore che ancora continua a fotocopiarsi, dopo quasi quarant'anni di attività; Diego Abatantuono [rappresentante frustrato] (sceneggiatore del proprio episodio barese) che strappa qualche sincero sorriso ma scade, nel finale, nei toni di un provincialismo terrificante; Lino Banfi che, nei panni di un "onesto" politico baciapile, si ritrova coinvolto in situazioni transessuali al limite del barzellettistico; Conticini [uno scaramantico borghesuccio tifoso] che dimostra quanto al peggio della comicità toscana non si pongano limiti; Mattioli [l'imprenditore evasore] che recita peggio di un ortolano di qualche rione romano; Salemme [il notaio] che nel suo pseudoruolo raggiunge picchi di antipatia inimmaginabili.
Che fine hanno fatto gli Yuppies della "Milano da bere" che (sempre col sorriso) tanto di vero mostravano dell'Italia degli anni'80? Dov'è il "macellaio arricchito" del primo Vacanze di Natale? Dove si è nascosto il coraggio di far vedere cosa davvero succede ai bordi delle passerelle della moda di Sotto il vestito niente? E'davvero quella promossa dai Vanzina la nuova commedia all'italiana?
Questi e molti altri interrogativi mi hanno tempestato mentre, coprendomi il volto con una copia di Libero, uscivo dal cinema. Eppure, ci sono stati dei critici che hanno addirittura paragonato questo film ad una vecchia e splendida commedia nostrana, cioè La domenica della buona gente (1953) di Majano. Effettivamente, sono presenti alcune analogie (il film ad episodi, la voglia di raccontare varie vicende e trovare un punto dove tutte si intersecano), ma le differenze saltano agli occhi. Una su tutte: nel '53 Renato Salvatori interpretava benissimo un borgataro onesto, simpatico, "povero ma bello" che coronava la sua domenica andando a tifare la Roma; nel 2012 Conticini interpreta malissimo un tifoso viola impomatato e depilato che gira sulla sua rombante spider nuova di zecca per le strade di Verona. E poi non si dovrebbe provare nostalgia?
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