Dove vai se Twitter non ce l'hai? recita "l'altra copertina" de L'Espresso n.15.
La domanda, noi italiani, iniziamo a porcela ora, ora che Twitter ha compiuto (di fresco) sei anni, ora che Fiorello è scomparso dal microblog più visitato del pianeta, ora che i politici vengono seguiti più su questa piattaforma che in televisione o sui quotidiani. Questo succede perchè Twitter permette, più di ogni altro mezzo di informazione presente sulla terra, di scavalcare i media (tv, giornali, forum di informazione, ecc.) e di attingere le notize direttamente alla fonte: finalmente il "mito" si fa persona comune, per la gioia di tutti quei poveracci che aspettano, ansiosi, le fotografie di qualche spiaggia del Pacifico postate dal "bellone" o dalla "bellona" di turno, mentre loro mettono da parte i soldi per un misero posto roulotte in qualche camping sovraffolato.
Invece, i famosi "140 caratteri" sono alla base di quella che, nel nostro paese, sta assumendo sempre di più le forme di una vera e propria polemica culturale. Ci sono i criticoni come Michele Serra (su Repubblica si scaglia contro forma e contenuto dei micropost che appaiono su Twitter) e gli strenui difensori di un sistema che fa della brevitas il proprio cavallo di battaglia. Sembra di tornare ai tempi dell'Ellenismo, quando il rivoluzionario Callimaco si divertiva a inveire contro la Retorica aristotelica (secondo la quale, un'opera di alto livello doveva essere per forza"estesa") e scriveva grandi poesie di due righe; al contrario, Apollonio Rodio si batteva per una cultura conservatrice, dove solo un poema pomposo come Le Argonautiche poteva divenire l'opera letteraria prediletta dalla comunità. La storia dette ragione a Callimaco: infatti, gli epigrammi (brevi componimenti poetici) hanno avuto una fortuna incredibilmente più vasta rispetto all'interminabile poema epico di Apollonio, tant'è che anche dopo il X secolo si continuavano a scrivere epigrammi.
Fa impressione vedere come all'estero, per ogni show, tg, evento sportivo o altro le tv indichino ormai agli spettatori l'hashtag (ad es. #superbowl) di Twitter dove poter lasciare commenti. Questo a dimostrare che la televisione sta ormai mostrando tutti i suoi limiti (neanche il Grande Fratello miete più le vittime delle prime edizioni). E Twitter? E'davvero il social-network del futuro? Mostrerà presto i suoi limiti, come la tv o Facebook?
Non saprei, ma è senz'altro il social-network del presente, il più semplice e il più immediato, un luogo virtuale che, citando l'onorevole Casini in uno dei suoi momenti "positivi", "è un grande laboratorio di democrazia, dove non esistono filtri e gerarchie".
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