Bernardo Bertolucci (Parma, 16 marzo 1941- Roma, 26 novembre 2018) col padre Attilio sul set di Novecento (1975).
Sarà banale da leggersi, ma con Bernardo Bertolucci se ne va uno dei registi della mia vita. Chi ha seguito nell'arco degli anni il blog se ne è sicuramente accorto leggendo qua (o qua o altrove) e sa che non amo andare per luoghi comuni.
Il concentrato di stile, visionarietà, senso della bellezza, profondità, poesia del suo cinema l'ho ritrovato raramente dentro e fuori dallo schermo (senza contare che il cinema di Bertolucci, un paio di volte, il mio di schermi lo ha pure bucato, facendosi relativamente- e, ahimè, brevemente -realtà). Un autore capace di dividere come pochi, e non solo in virtù di un cinema apertamente schierato, ma a causa di tematiche senza pudore. Bertolucci ha infatti provocato per decenni reazioni forti da parte di pubblico e critica, perfino da parte dei suoi stessi estimatori. Oggi chi finanzierebbe mai un film come La Luna, dove una madre per salvare un figlio minorenne dall'eroina, prima di ricondurlo dal padre mai conosciuto (un grande Tomas Milian), masturba la carne del suo sangue durante le crisi di astinenza? Del resto, mi turbò The Dreamers quando andai a vederlo, neanche 14enne, nell'ottobre 2003,e mi ha turbato, per motivi e in anni diversi, Io e te. Ora che il suo percorso artistico ed esistenziale è concluso, possiamo dire che Bertolucci ha tessuto un fantasioso arazzo di opere che hanno disturbato profondamente l'italianità nella sua pubblica morale comune e nei limiti delle dottrine politiche. I suoi film a cui sono maggiormente legato, quelli che ritengo più riusciti, sono tutti in contrasto con quei pudori e quei tabù ereditati dalla famiglia cattolica piccolo e medio borghese. Sono pellicole su cui si è riacceso il dibattito anche in tempi recenti- complici dei riusciti restauri -e per le cui tematiche contenutistiche e figurative le solite classi sociali (e perfino alcune, insospettabili frange di stampo progressista) sono tornate a risentirsi.
Ma questo era Bertolucci. Totalizzante, come le luci che i colleghi e il mondo gli invidiavano.
Infinito, come infiniti sembrano oggi i chilometri di dolly messi in fila durante la sua carriera.
Sospeso e meditabondo come il passo della gru all'alba con cui si conclude, sonnacchioso, quel suo ultimo, piccolo film.
Un artista che aveva smesso di sognare ma che ha continuato a cercare i sognatori.
E un innamorato, ovviamente, perché ci vuole amore per fare i film che ha girato, nella sua vita da uomo libero, Bernardo Bertolucci.
Il conformista (1970)
Uno dei due, tre più bei primi piani della storia del cinema (Ultimo tango a Parigi, 1972).
Ultimo tango a Parigi (1972).
(Forse) Il più bel film italiano di tutti i tempi (Novecento, 1976).
Film che oggi neanche verrebbero finanziati (La luna, 1979).
La tragedia di un uomo ridicolo (1981).
Il tè nel deserto (1990).
Stealing Beauty, ossia Liv Tyler sul set di Io ballo da sola (1996).
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