venerdì 12 gennaio 2018

Live Fast, Die "Fast"! (Un pensiero per Eddie Clarke) [Extra]

"I soprannomi vanno bene, alla gente piacciono. Così Eddie divenne "Fast" Eddie Clarke, che era logico, in effetti. Voglio dire, era un chitarrista velocissimo. I nostri fans giudicavano sempre Eddie come quello tranquillo, ma in realtà era molto più bastardo di Phil. Era davvero una carogna, quando cominciavano a volare i pugni. Mi ricordo di una volta in cui lui e Phil mi tolsero da una rissa. Questo tizio mi saltò addosso da dietro in un locale di Portobello Road; Eddie e Phil afferrarono lui e i suoi due amici, li scaraventarono fuori dalla porta e li presero a calci per la strada. 
Il ricordo più vivido che ho di (We Are) The Road Crew è quello di Eddie steso sulla schiena nello studio in preda a una crisi di riso, con la chitarra che distorce a tutto volume, a metà di quello che doveva essere il suo assolo. Lo lasciammo nel pezzo perché era dannatamente divertente.
In verità, Eddie lasciava la band più o meno ogni due mesi, ma quella volta la differenza fu che non gli chiedemmo di tornare indietro. Non cercammo di persuaderlo, e fu per questo che non ritornò, la cosa lo sorprese un po', credo. Ma eravamo stanchi di lui perché dava sempre i numeri e beveva parecchio allora. È molto cambiato, e in meglio, da quando si è ritirato." 
Lemmy Kilmister, qualche anno fa. 

Da ieri, 11 gennaio 2018, "Fast" Eddie Clarke brucia all'inferno assieme ai suoi ex-compagni di viaggio, Phil e Lemmy. La formazione originale dei Motörhead può finalmente dirsi riunita per l'eternità. L'incendiario trio che fra 1976 e 1982 consegnò al mondo, fra gli altri, dischi come Overkill, Bomber, Ace of Spades e No Sleep 'Till Hammersmith potrà finalmente depredare l'infinito bar di Malebolge, il tutto a ritmo di rock&roll.
Pochi si stanno prendendo la briga di ricordare, in queste ore, le avventure post-Motörhead di Eddie con i Fastway, formazione che la Columbia tentò di far decollare senza grandi risultati. Del resto anche io ho sempre trovato francamente inutili dischi come Waiting for the Roar o la colonna sonora di Trick or Treat, ma capisco che, per un chitarrista anglosassone che nei primi anni '80 usciva da esperienze "di culto" come quella con Lemmy e Phil e dunque da un successo di vendite massiccio, la strada più veloce per restare in pista fosse quella di inspessire ancora di più il sound, approdando a un heavy metal manierista e fracassone. Anche il suo primo album solista, It Ain't Over till It's Over (uscito nel 1993), pur appartenendo a un altro pianeta rispetto agli album dei Fastway, oggi affascina più per la sua scarsa reperibilità e per il suo valore collezionistico che non per i brani presentati.
Non c'è di che meravigliarsi se quello che si è poi rivelato l'addio musicale e discografico di Clarke, quel Make my Day- Back to the Blues uscito per Secret Records nel 2014, non abbia conosciuto apprezzamenti o recensioni nè in patria nè all'estero. Ma non solo: io per primo- e sono uno di quelli che a casa ha tutti gli album degli Headcat, eh! -non sospettavo neanche l'esistenza di un disco a firma di un ex-Motörhead così solidamente trapiantato nel bluesTroppo bluesy per i metallari, troppo heavy per i bluesmen? Può darsi, ma in un universo dove Joe Bonamassa viene salutato continuamente come uno dei più grandi artisti del suo genere c'è bisogno davvero di canzoni dalle nervature romantiche, copertine con foto di un bel tramonto sulla strada e dischi-fantasma come Make my Day per andare avanti. Perciò, appassionati che siete a "onorare" la memoria di "Fast" Eddie Clarke, fate un doppio servizio e andate a scoprire questo suo ultimo, timido gioiello. Una voce, un organo ("tastierizzato", ma poco importa) e una chitarra che sembrano penetrare alla perfezione questo gennaio umido e insolitamente caldo.

Discografia minima

Fastway, Fastway (Columbia Records, 1983)

Fast Eddie Clarke, It Ain't Over till It's Over (Griffin Music, 1983)


Fast Eddie Clarke, Make my Day- Back to the Blues (Secret Records, 2014)

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