Forse sto invecchiando male e con più rapidità del previsto, ma sono andato al cinema di rado ultimamente. Ho visto La foresta dei sogni di Gus Van Sant e no, non mi ha entusiasmato. Trovo assai più preferibili altre foreste e altri sogni (quelli de Il Trono di Spade, per esempio), ma, finito lo splendido Vinyl, anche dalla tv traggo poco godimento. Gomorra 2 per adesso si lascia guardare, nonostante una lieve perdita di interesse di fondo.
E se ho visto pochi film, ne ho recensiti anche meno qui sul blog. Anzi, non ne ho recensiti altri dopo Batman V Superman, un film orribile che la Warner ha già tacciato di flop, visto che non ha raggiunto l'ambito traguardo del miliardo di dollari di incasso. Dopodichè, con quei diciotto giorni di ritardo buoni, sono andato a vedere il terzo Captain America (che sembra più il terzo Avengers, ma facciano pure...). Al contrario di altre volte, non mi sono lasciato trarre in inganno dal titolo: ho ormai imparato che il concetto di "trasposizione fedele" nei cinefumetti americani è del tutto assente e di conseguenza non ho detto agli amici <<Ciao, vado a vedere il film tratto da Civil War di Millar... dai, ve lo ricordate? Una decina di anni fa tutti a comprarlo... saga bellissima!>>. Chi agisce ancora pensando di trovarsi di fronte al "film di qualcosa" non ha imparato una delle regole ferree dei cinecomics (in quanti, nel 2006, sognavano il film di Batman: anno uno, nel 2008 quello de Il Cavaliere Oscuro, nel 2016 quello de Il Cavaliere Oscuro colpisce ancora, e così via?): il primo fruitore dei cinefumetti deve essere un individuo che non ha mai aperto un fumetto Marvel o DC; poi vengono tutti gli altri.
La cosa strana di questo Civil War, però, è che può risultare un film molto poco comprensibile se non si sono visti i precedenti. Ogni film Marvel, bello o brutto, riuscito o meno riuscito, primo capitolo o sequel, novità o reboot, mantiene una struttura di base che gli permetta sempre di aprirsi perfino al neofita assoluto e di risultare comunque interessante, divertente e godibile. Civil War non sembra curarsi di questo aspetto. Anzi, credo che ad uno spettatore che non ha mai visto un Iron Man, un Avengers o un Captain America precedente la trama possa apparire come poco più di un rissoso guazzabuglio in cui un branco di primedonne tira su una lita di condominio, la risolve a pugni in faccia e torna alla vita di sempre. Il tutto senza rinunciare alla variopinta regia disneyzzata e disneyana dei fratelli Russo, alle odiose sparate di Robert Downey Jr. (ridicolo e ormai insopportabile), ai muscoli e ai finali nascosti. Ci sono uno squinternato Spider-Man in età scolara (una boccata d'aria fresca rispetto ad Andrew Garfield) e la splendida Marisa Tomei nei panni della zia. Il Soldato di Inverno si difende bene, mentre Pantera Nera lascia numerosi dubbi, come del resto le intere due ore e mezza di Civil War. Il confronto tematico attorno a cui ruota l'intera sceneggiatura è gestito maldestramente. Cioè, a Holywood una storia che affronta lo scottante argomento del conflitto fra libero arbitrio, libertà e potere la affrontano con un film come questo? Almeno il fumetto di Millar- trovo doveroso citarlo in questo caso -si preoccupava di ideologizzare i due personaggi principali (Cap e Stark) in maniera adeguata, ma si parla di un Civil War diverso e molto lontano. Ai "giornalini" non spettano gli ingrati compiti che spettano a tutti i film ad essi lontanamente e comodamente ispirati. I giornalini, ad esempio, non sono tenuti a far vendere pupazzetti, magliette, patatine, gelati, mattoncini Lego, pigiamini, cereali, gomme da masticare, o almeno, chi li edita non vede in questi obbiettivi un dovere primario. I cinecomics, al contrario, sì.
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