Una biografia asciuttissima, girata da Jay Roach con mezzi semplici e di certo senza eccessi di estro ma totalmente nelle mani dei suoi interpreti: Brian Cranston è Dalton Trumbo, negli anni '40 lo sceneggiatore più pagato di Hollywood (e quindi del Mondo), negli anni '50 un sovversivo radicale fieramente iscritto al Partito Comunista degli Stati Uniti e per questo ostracizzato, schedato e- dal 1950 al 1951 -incarcerato come nemico del paese più democratico del sistema solare. Nonostante tutto, grazie al proprio talento, alla propria furbizia e all'indissolubile fede nei propri ideali, continuerà a scrivere film di ogni genere avvalendosi di pseudonomi (Robert Cole, Jack Davis, Robert Rich) e prestanome e vincendo addirittura due Oscar (uno per Vacanze Romane, l'altro per La più grande corrida). A riabilitarlo ci penseranno, negli anni '60, un regista (Preminger), un attore (Kirk Douglas) e due film in cui il suo nome tornerà a comparire nei titoli: Exodus dello stesso Preminger e Spartacus di Stanley Kubrick.
Intorno a lui si sprecano e radunano grandi attori e grandi nomi: Helen Mirren nei panni della potente giornalista-stregha di tabloid Hedda Hoppper, John Goodman in quelli (magnifici) del produttore di serie B Fran King, Christian Berkel è Otto Preminger, Dean O'Gorman è preoccupantemente identico a Kirk Douglas (al contrario, David James Elliott caratterizza bene il cervello e il garbo di John Wayne, ma appare molto diverso sul piano della fisionomia), mentre Diane Lane ed Elle Fanning regalano prove diverse e molto convincenti nei ruoli della moglie e della figlia di Trumbo.
Ci sono alcune modifiche alla biografia ufficiale (i Trumbo, ad esempio, andarono a vivere in Messico e non in un sobborgo losangelino) e un paio di passaggi di eccessivo sentimentalismo familiare potevano essere risparmiati, ma tutto il film riesce a restituire la grandezza di Trumbo come sceneggiatore, pensatore e uomo. Filmati d'epoca, interviste e documenti magistralmente impiegati.
Ancora una volta, alla Fabbrica dei Sogni viene restituito il suo volto nascosto e forse più autentico, quello della Fabbrica degli Incubi, del controllo, del degrado e della mancanza di possibilità.
L'ultima parola è un film amorevolmente di parte e vergognosamente autentico (pensateci, questa è storia recente), e chi- come me -porta nel cuore il lavoro di Trumbo grazie a film come Solo sotto le stelle, Vacanze romane e Papillon non rimarrà indifferente.
Dove sei riuscito a vederlo? No, perchè sei uno dei pochi prescelti, considerando la bassissima distribuzione che ha avuto.
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