The Ties That Bind: "The River" Collection
(Columbia Legacy, 4 Cd+ 3 DVD, 2015)
★★★★
Si è scritto e parlato tanto di Bruce Springsteen quest'anno. Merito del quarantennale di Born To Run, senza dubbio. Merito di Mondadori, che ha dato alle stampe A proposito di un sogno, pregevole (anche se un po' troppo costosa) raccolta di interviste al Boss, di Alessandro Portelli (docente di letteratura americana a Roma e storica firma de il Manifesto), che ha pubblicato Springsteen e l'America: il lavoro e i sogni (Donzelli Editore, pag. 218, 25€), di tutta quella stampa specialistica che gli ha tributato i giusti onori, e merito anche di chi se ne è occupato in altri settori (penso al fumetto Spiriti nella notte, scritto da Marco d'Angelo e disegnato da Fabrizio di Nicola ed edito da NPE). Ma il 2015 è pure il trentacinquennale di The River, il doppio capolavoro con cui il Boss fece punto e a capo nella prima fase della propria carriera (la più bella, secondo chi scrive), quello con cui inaugurò il decennio più fortunato- almeno in termini di popolarità -della sua parabola di rockstar a stelle e strisce.
Jon Landau, John Hammond e tutti i patron della Columbia miravano a pubblicare un nuovo album di Bruce Springsteen entro il 1979, tant'è che perfino l'artwork e il materiale promozionale "di contorno" erano già pronti per quell'inverno. The Ties That Bind sarebbe dovuto uscire a Natale, ma il Boss, da vero "bastian contrario", fermò ogni genere di operazione e ordinò un totale "retrofront!". La E-Street Band non aveva finito di ardere la carne sul fuoco, la scaletta sollevava dei dubbi perfino al proprio autore, e come se non bastasse tanti erano i capolavori che dovevano ancora trovare una collocazione precisa. Il 1980 è un'annata "rinascimentale" per la storia del rock&roll: l'iperproduttiva prima fase della new wave volge al termine ed escono dischi come Le Chat Bleu dei Mink De Ville, End Of The Century dei Ramones, Empty Glass di Pete Townsend e Sandinista dei Clash, escono film e colonna sonora di Blues Brothers, irrompono sulla scena personalità moderne (ma sulle prime considerate inattuali) quali Willie Nile e Rickie Lee Jones, muore John Lennon. In tutto questo, Bruce Springsteen arresta la corsa verso The Ties That Bind, fa marcia indietro e si rinchiude di nuovo in studio. Dai Power Station di New York escono fuori nuove canzoni indispensabili, romantiche, violente, dolorose. Il nuovo album esce in autunno, è un doppio e si intitola The River. Contiene- parimenti a Darkness On The Edge Of Town, di cui rappresenta il seguito oscuro e disilluso -emblematici esempi di musica con cui fondersi completamente e in cui perdersi e ritrovarsi. La forza di The River, insita in questo animo folk arrangiato elettricamente e trasformato in un rock&roll "da monti e da riviera", è sopravvissuta a tutto.
Jon Landau, John Hammond e tutti i patron della Columbia miravano a pubblicare un nuovo album di Bruce Springsteen entro il 1979, tant'è che perfino l'artwork e il materiale promozionale "di contorno" erano già pronti per quell'inverno. The Ties That Bind sarebbe dovuto uscire a Natale, ma il Boss, da vero "bastian contrario", fermò ogni genere di operazione e ordinò un totale "retrofront!". La E-Street Band non aveva finito di ardere la carne sul fuoco, la scaletta sollevava dei dubbi perfino al proprio autore, e come se non bastasse tanti erano i capolavori che dovevano ancora trovare una collocazione precisa. Il 1980 è un'annata "rinascimentale" per la storia del rock&roll: l'iperproduttiva prima fase della new wave volge al termine ed escono dischi come Le Chat Bleu dei Mink De Ville, End Of The Century dei Ramones, Empty Glass di Pete Townsend e Sandinista dei Clash, escono film e colonna sonora di Blues Brothers, irrompono sulla scena personalità moderne (ma sulle prime considerate inattuali) quali Willie Nile e Rickie Lee Jones, muore John Lennon. In tutto questo, Bruce Springsteen arresta la corsa verso The Ties That Bind, fa marcia indietro e si rinchiude di nuovo in studio. Dai Power Station di New York escono fuori nuove canzoni indispensabili, romantiche, violente, dolorose. Il nuovo album esce in autunno, è un doppio e si intitola The River. Contiene- parimenti a Darkness On The Edge Of Town, di cui rappresenta il seguito oscuro e disilluso -emblematici esempi di musica con cui fondersi completamente e in cui perdersi e ritrovarsi. La forza di The River, insita in questo animo folk arrangiato elettricamente e trasformato in un rock&roll "da monti e da riviera", è sopravvissuta a tutto.
Chi conosce la travagliata situazione degli archivi springsteeniani, saprà che non sempre la Columbia, Jon Landau o lo stesso Bruce sono stati in grado di gestire in maniera omogenea e sensata l'ingente quantità di materiale ivi presente. Ne sono dimostrazione palese la totale assenza di un disco live ufficiale decente (di buono c'è che gli unofficials del Boss sono quasi sempre dei capolavori), la mancanza di una Bootleg Series strutturata e magari ispirata a quelle già in corso per Dylan o, sfociando nel jazz, per Miles Davis, e, infine, la propensione a occuparsi marginalmente e male delle ristampe di alcuni capolavori (il cofanettino del trentesimo anniversario di Born To Run o lo scadente boxset The Albums Collection Vol. 1 uscito lo scorso Natale sono solo due dei molteplici esempi). Insomma, nulla che non sia già sotto gli occhi (e le orecchie) di tutti. Anche se...
Anche se, di fronte a The Ties That Bind: The River Collection, alcuni ripensamenti possono saltar fuori, anche perchè ci si trova di fronte al miglior box del Boss dai tempi di Tracks (1999). Strutturato maniacalmente, zeppo di meraviglie, rarità, leggende divenute realtà e- immancabilmente -anche di brani già comparsi su precedenti bootlegs o compilation, The Ties That Bind è il regalo di Natale perfetto, un qualcosa di irrinunciabile non solo per chi ama Springsteen, ma tutta la poesia fatta rock.
"I was busted for feeling no pain/ Charged with doing things I can't explain/ Picked up for parole violation/ Locked with the boys in the subway station/ Handcuffed on the killing floor/ Transmitting from behind these jailhouse doors/ And if you're sick, if you're tired, if you're broken/Check the line, check the time, check the action, check the score/ Come and get me if I ain't right,/ But if I am, meet me in the city tonight!"
Devo ammettere di avere passato diverso tempo con le orecchie attaccate a Meet Me In The City, prontamente scaricata dopo la sua messa in rete e mandata spesso in reply. Erano anni che una canzone di Springsteen nuova (sebbene incisa nel 1980) non mi colpiva così, e lo stesso posso dire di Party Lights. Il perchè è presto detto: i cd 3 e 4 di questo cofanetto contengono alcuni dei vertici creativi del Boss. Nel primo caso, ci troviamo di fronte all'album singolo, composto da dieci pezzi, che i discografici tenevano pronto per il Natale del '79, quel The Ties That Bind comprendente brani celebri (qui giustamente e fedelmente presentati in versioni originarie a tratti diverse da quelle di The River) e alcune rarità: Cindy la conoscevamo già, così come Be True e come quel capolavoro, già udito in Tracks, che è Loose Ends (perchè mai lasciare fuori da un disco una canzone così?). Nel secondo caso, la ghiottoneria prende il sopravvento: il cd è suddiviso in Record One e Record Two e presenta non poca roba. La prima parte è completamente inedita ed è da qui che arrivano Meet Me In The City e Party Lights, oppure The Man Who Got Away, cantata con quella intensità da brividi che sarebbe riaffiorata tempo dopo, in Nebraska. Come nel caso di pochi altri giganti della storia della musica, il Boss ti trascina fuori da una precisa realtà e apre il sipario su altri mondi possibili. Il grande critico e scrittore Greil Marcus una volta ha scritto che "tutto il mondo è contenuto in una canzone di tre minuti". Le outtakes di The River sono quasi tutte canzoni di questo genere, ovvero pezzi di due, tre, quattro minuti che parlano di rapporti fra uomini e donne e nel farlo sono attraversate da un estro e da una capacità di dipingere il paesaggio della provincia americana devastanti.
Ah, come se non bastasse i tre DVD allegati a The Ties That Bind sono "pura libidine". Non solo il concerto e le prove del concerto, ma pure il documentario nel terzo disco è bellissimo, anni luce avanti a quello risalente a dieci anni fa riguardante Born To Run.
Anche se, di fronte a The Ties That Bind: The River Collection, alcuni ripensamenti possono saltar fuori, anche perchè ci si trova di fronte al miglior box del Boss dai tempi di Tracks (1999). Strutturato maniacalmente, zeppo di meraviglie, rarità, leggende divenute realtà e- immancabilmente -anche di brani già comparsi su precedenti bootlegs o compilation, The Ties That Bind è il regalo di Natale perfetto, un qualcosa di irrinunciabile non solo per chi ama Springsteen, ma tutta la poesia fatta rock.
"I was busted for feeling no pain/ Charged with doing things I can't explain/ Picked up for parole violation/ Locked with the boys in the subway station/ Handcuffed on the killing floor/ Transmitting from behind these jailhouse doors/ And if you're sick, if you're tired, if you're broken/Check the line, check the time, check the action, check the score/ Come and get me if I ain't right,/ But if I am, meet me in the city tonight!"
Devo ammettere di avere passato diverso tempo con le orecchie attaccate a Meet Me In The City, prontamente scaricata dopo la sua messa in rete e mandata spesso in reply. Erano anni che una canzone di Springsteen nuova (sebbene incisa nel 1980) non mi colpiva così, e lo stesso posso dire di Party Lights. Il perchè è presto detto: i cd 3 e 4 di questo cofanetto contengono alcuni dei vertici creativi del Boss. Nel primo caso, ci troviamo di fronte all'album singolo, composto da dieci pezzi, che i discografici tenevano pronto per il Natale del '79, quel The Ties That Bind comprendente brani celebri (qui giustamente e fedelmente presentati in versioni originarie a tratti diverse da quelle di The River) e alcune rarità: Cindy la conoscevamo già, così come Be True e come quel capolavoro, già udito in Tracks, che è Loose Ends (perchè mai lasciare fuori da un disco una canzone così?). Nel secondo caso, la ghiottoneria prende il sopravvento: il cd è suddiviso in Record One e Record Two e presenta non poca roba. La prima parte è completamente inedita ed è da qui che arrivano Meet Me In The City e Party Lights, oppure The Man Who Got Away, cantata con quella intensità da brividi che sarebbe riaffiorata tempo dopo, in Nebraska. Come nel caso di pochi altri giganti della storia della musica, il Boss ti trascina fuori da una precisa realtà e apre il sipario su altri mondi possibili. Il grande critico e scrittore Greil Marcus una volta ha scritto che "tutto il mondo è contenuto in una canzone di tre minuti". Le outtakes di The River sono quasi tutte canzoni di questo genere, ovvero pezzi di due, tre, quattro minuti che parlano di rapporti fra uomini e donne e nel farlo sono attraversate da un estro e da una capacità di dipingere il paesaggio della provincia americana devastanti.
Ah, come se non bastasse i tre DVD allegati a The Ties That Bind sono "pura libidine". Non solo il concerto e le prove del concerto, ma pure il documentario nel terzo disco è bellissimo, anni luce avanti a quello risalente a dieci anni fa riguardante Born To Run.
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