L'intervista che pubblico di seguito è uscita da pochi giorni sul secondo numero dell'anno scolastico 2013/2014 del Volta Pagina, il giornale d'istituto del Liceo A. Volta di Colle di Val d'Elsa, dove ho fatto le superiori. Perciò, se siete di queste parti e volete leggerne la versione "fisica" su una bella carta e in grande formato, vi basterà gravitare dalle parti del liceo e domandare se è possibile acquistare una copia. Il costo del giornale, o meglio della rivista (viste le attuali dimensioni) è di 2,50 €.
Colgo l'occasione per ringraziare nuovamente Viola, senza la quale l'intervista non esisterebbe, e tutta la nuova redazione (a cui faccio anche un grande "in bocca al lupo" per il prossimo anno). E poi ringrazio Martina, vecchia amica e letterata, una di quelle che sanno davvero scrivere bene ma che il destino (o la lungimiranza) finisce col relegare a studi scientifici. Passare buona parte di un pomeriggio a rispondere alle domande di Viola e a raccontare storie ormai vecchie e apparentemente lontane dall'interesse comune è stato piacevole e per certi versi commovente, ma è servito anche a confermare un pensiero che avevo da tempo: compagni di classe lo si è per tutta la vita.
V- Che tipo da Liceo eri?
F- Al ginnasio ero lo studente medio: imbranato su più fronti, due amici, unto nei capelli e vestito male, studiavo, facevo i compiti anche dopocena e mi concedevo poche stravaganze scolastiche e la classica uscita al sabato sera. Poi, ad inizio del terzo anno, ho capito che purtroppo quando si muore, si muore, e allora la vita ha assunto un significato diverso. Ho scoperto che c'erano altre cose oltre allo studio, e la polvere ha iniziato ad accumularsi sui libri. Comunque, ce l'ho sempre fatta con il classico “stretto indispensabile”, studiando solo ciò che mi piaceva e rifiutando tutto il resto. Se dunque sentirete parlare dello studente che vive nel suo mondo e che “se-si-impegnasse-renderebbe-molto-di-più”, ecco, quello sono io. Lo ero allora e lo sono adesso.
M- Fisicamente: cicciottella, con una capigliatura importante, qualche foruncolo e sopracciglia sempre un po’ troppo folte (una qualsiasi sedicenne!) Caratterialmente: appassionata. Di letteratura (italiana, greca, latina), di scienze, di politica…Spesso eccessivamente polemica, ero la prima a cominciare a parlare durante le interminabili discussioni che nascevano tra i banchi, e quella che voleva sempre avere l’ultima parola, a costo di litigare con amici e compagni di classe. Ero intransigente: il mondo si divideva in buoni e cattivi, le cose erano bianche o nere. Niente grigi, niente vie di mezzo. Ho un po’ di nostalgia di quella vecchia me, perché poi cresci e le prospettive cambiano.
V- Cosa ti ha spinto ad entrare nella redazione?
F- Lasciando fuori l'amicizia che mi legava ad alcuni elementi della redazione e anche una certa voglia di piacere (pervade tutti noi, specie a quindici anni), la scelta di entrare nella redazione del Volta Pagina alla fine del 2004- quando frequentavo la V ginnasio -è da addurre principalmente alla mia smania di concrettizare alcune idee riguardanti un fumetto chiamato Talpwoman. Alla fine, era un soggetto che parlava di studenti, in particolare di studenti che si impegnano al massimo più per fare un piacere alle famiglie che a se stessi. La protagonista era una ragazza-talpa adolescente che decideva di lasciarsi tutto alle spalle, uccideva il padre e fuggiva col fidanzato. Proposi l'idea all'allora direttore Pietro Peli, che mi dette carta bianca su ciò che era una novità assoluta: una serie a fumetti per il giornale d'istituto. Il primo episodio uscì nell'aprile del 2005, piacque, e sul numero di giugno uscì il secondo. Il capitolo finale l'ho pubblicato sul mio blog solo un paio di anni fa.
M- Il mio sogno, fino ai 17 anni, è stato fare la giornalista. L’avevo deciso leggendo i libri della Fallaci e anche quelli di Lilli Gruber. In attesa di diventare volto di punta del TG1 o cronista di guerra, cominciare dal Volta Pagina mi sembrava una buona idea!
V- Il vostro Volta Pagina era diverso da quello che pubblichiamo oggi?
F- Indubbiamente. Era un prodotto di quattordici, quindici pagine in formato A4 stampate in bianco e nero fronteretro. Ad anno, uscivano mediamente tre numeri. Veniva ciclostilato con una tiratura di 500, 600 copie a numero in una piccola stanza adiacente alla segreteria (tale compito spettava al leggendario bibliotecario del Liceo, il signor Lo Giudice), unito a colpi di spillatrice dai redattori e distribuito gratuitamente nelle classi. Tuttavia, il numero 3 dell'anno scolastico 2005/2006, quando ero direttore, fu il primo ad essere stampato in tipografia: inizialmente ci proposero l'uso del colore, la carta lucida e altri parametri nuovi e moderni, ma preferii lasciare invariati formato e dimensioni, così che gli studenti non sarebbero stati costretti a pagarlo.
M- Decisamente. Erano pochi fogli, ciclostilati in qualche centinaio di copie, spillati a mano e totalmente in bianco e nero. Il vostro Volta Pagina è decisamente più professionale! Però era il (magro) risultato dei nostri innumerevoli sforzi (contro le copisterie, il Fato, il ciclostile sempre rotto, le scarse risorse…) e ai nostri occhi era bellissimo.
V- Il ricordo più bello e la soddisfazione più grande legata alla redazione.
F- Ricordi belli ne ho tanti. Il migliore in assoluto è un segreto inconfessabile che rimarrà chiuso fra le quattro mura dell'aula del giornalino, ma uno dei momenti davvero memorabili fu la festa “clandestina” a base di panettone, Coca-Cola, Vov e spumante, organizzata sempre là dentro. Saremmo stati una quindicina di persone. Era il 22 dicembre del 2005, ultimo giorno di scuola prima dell'inizio delle vacanze di Natale, nelle classi si svolgevano regolarmente le lezioni, e noi organizzavamo una festa nell'aula del Volta Pagina! Anche le soddisfazioni non sono state poche: fui il primo direttore minorenne in dieci anni di giornale d'istituto, e sotto la mia direzione (ma non di certo solo per merito mio) uscirono quattro numeri e uno speciale sulle elezioni studentesche. Allora, sfruttai questo record come pretesto per montarmi la testa, auto-proclamandomi “rockstar del Liceo” e cogliendo ogni occasione utile ad accrescere in maniera smodata il mio già ingombrante ego.
M- Il ricordo più bello le riunioni pomeridiane, più o meno dense di contenuti ma sempre molto esilaranti. La soddisfazione più bella è quella essere riusciti, nonostante fossimo davvero pochi elementi, a raccogliere l’eredità dei nostri predecessori e ad aggiungere un pezzettino di vita in più al Volta Pagina.
V- Che tipo da Liceo eri?
F- Al ginnasio ero lo studente medio: imbranato su più fronti, due amici, unto nei capelli e vestito male, studiavo, facevo i compiti anche dopocena e mi concedevo poche stravaganze scolastiche e la classica uscita al sabato sera. Poi, ad inizio del terzo anno, ho capito che purtroppo quando si muore, si muore, e allora la vita ha assunto un significato diverso. Ho scoperto che c'erano altre cose oltre allo studio, e la polvere ha iniziato ad accumularsi sui libri. Comunque, ce l'ho sempre fatta con il classico “stretto indispensabile”, studiando solo ciò che mi piaceva e rifiutando tutto il resto. Se dunque sentirete parlare dello studente che vive nel suo mondo e che “se-si-impegnasse-renderebbe-molto-di-più”, ecco, quello sono io. Lo ero allora e lo sono adesso.
M- Fisicamente: cicciottella, con una capigliatura importante, qualche foruncolo e sopracciglia sempre un po’ troppo folte (una qualsiasi sedicenne!) Caratterialmente: appassionata. Di letteratura (italiana, greca, latina), di scienze, di politica…Spesso eccessivamente polemica, ero la prima a cominciare a parlare durante le interminabili discussioni che nascevano tra i banchi, e quella che voleva sempre avere l’ultima parola, a costo di litigare con amici e compagni di classe. Ero intransigente: il mondo si divideva in buoni e cattivi, le cose erano bianche o nere. Niente grigi, niente vie di mezzo. Ho un po’ di nostalgia di quella vecchia me, perché poi cresci e le prospettive cambiano.
V- Cosa ti ha spinto ad entrare nella redazione?
F- Lasciando fuori l'amicizia che mi legava ad alcuni elementi della redazione e anche una certa voglia di piacere (pervade tutti noi, specie a quindici anni), la scelta di entrare nella redazione del Volta Pagina alla fine del 2004- quando frequentavo la V ginnasio -è da addurre principalmente alla mia smania di concrettizare alcune idee riguardanti un fumetto chiamato Talpwoman. Alla fine, era un soggetto che parlava di studenti, in particolare di studenti che si impegnano al massimo più per fare un piacere alle famiglie che a se stessi. La protagonista era una ragazza-talpa adolescente che decideva di lasciarsi tutto alle spalle, uccideva il padre e fuggiva col fidanzato. Proposi l'idea all'allora direttore Pietro Peli, che mi dette carta bianca su ciò che era una novità assoluta: una serie a fumetti per il giornale d'istituto. Il primo episodio uscì nell'aprile del 2005, piacque, e sul numero di giugno uscì il secondo. Il capitolo finale l'ho pubblicato sul mio blog solo un paio di anni fa.
M- Il mio sogno, fino ai 17 anni, è stato fare la giornalista. L’avevo deciso leggendo i libri della Fallaci e anche quelli di Lilli Gruber. In attesa di diventare volto di punta del TG1 o cronista di guerra, cominciare dal Volta Pagina mi sembrava una buona idea!
V- Il vostro Volta Pagina era diverso da quello che pubblichiamo oggi?
F- Indubbiamente. Era un prodotto di quattordici, quindici pagine in formato A4 stampate in bianco e nero fronteretro. Ad anno, uscivano mediamente tre numeri. Veniva ciclostilato con una tiratura di 500, 600 copie a numero in una piccola stanza adiacente alla segreteria (tale compito spettava al leggendario bibliotecario del Liceo, il signor Lo Giudice), unito a colpi di spillatrice dai redattori e distribuito gratuitamente nelle classi. Tuttavia, il numero 3 dell'anno scolastico 2005/2006, quando ero direttore, fu il primo ad essere stampato in tipografia: inizialmente ci proposero l'uso del colore, la carta lucida e altri parametri nuovi e moderni, ma preferii lasciare invariati formato e dimensioni, così che gli studenti non sarebbero stati costretti a pagarlo.
M- Decisamente. Erano pochi fogli, ciclostilati in qualche centinaio di copie, spillati a mano e totalmente in bianco e nero. Il vostro Volta Pagina è decisamente più professionale! Però era il (magro) risultato dei nostri innumerevoli sforzi (contro le copisterie, il Fato, il ciclostile sempre rotto, le scarse risorse…) e ai nostri occhi era bellissimo.
V- Il ricordo più bello e la soddisfazione più grande legata alla redazione.
F- Ricordi belli ne ho tanti. Il migliore in assoluto è un segreto inconfessabile che rimarrà chiuso fra le quattro mura dell'aula del giornalino, ma uno dei momenti davvero memorabili fu la festa “clandestina” a base di panettone, Coca-Cola, Vov e spumante, organizzata sempre là dentro. Saremmo stati una quindicina di persone. Era il 22 dicembre del 2005, ultimo giorno di scuola prima dell'inizio delle vacanze di Natale, nelle classi si svolgevano regolarmente le lezioni, e noi organizzavamo una festa nell'aula del Volta Pagina! Anche le soddisfazioni non sono state poche: fui il primo direttore minorenne in dieci anni di giornale d'istituto, e sotto la mia direzione (ma non di certo solo per merito mio) uscirono quattro numeri e uno speciale sulle elezioni studentesche. Allora, sfruttai questo record come pretesto per montarmi la testa, auto-proclamandomi “rockstar del Liceo” e cogliendo ogni occasione utile ad accrescere in maniera smodata il mio già ingombrante ego.
M- Il ricordo più bello le riunioni pomeridiane, più o meno dense di contenuti ma sempre molto esilaranti. La soddisfazione più bella è quella essere riusciti, nonostante fossimo davvero pochi elementi, a raccogliere l’eredità dei nostri predecessori e ad aggiungere un pezzettino di vita in più al Volta Pagina.
V- L'articolo più memorabile di sempre che hai creato.
F- Dal 2004 al 2007 ho
disegnato tre serie a fumetti diverse e scritto molti articoli,
quasi tutti riguardanti musica e cinema. Quello a cui sono più
affezionato rimane la mia recensione di La casa del diavolo,
un film horror di Rob Zombie. Era uscito a maggio ed era circolato
pochissimo nei cinema delle nostre zone; a scuola già stavamo
lavorando al numero 4 del Volta Pagina, previsto per giugno. Per me,
si trattava di un numero importantissimo: l'ultimo dell'anno
scolastico e anche l'ultimo con me direttore. Tuttavia, avevo amato
talmente tanto quel film da volerne inserire, anche se all'ultimo,
una mia recensione. Negli anni, è rimasto un film da cultori, un
capolavoro dell'horror che però non ha mai sbancato ai botteghini:
ma mi ha fatto comunque piacere riparlare con persone (due e forse
non di più) che tuttora lo amano e che all'epoca lo rincorsero per
mezza provincia proprio dopo aver letto il mio articolo.
M- I
sette-ottocento articoli TUTTI uguali sulla disputa riguado la
fantomatica “Moschea a Colle” che un nostro articolista ci
propinava tutti i mesi. Non si parla male degli assenti, lo so, ma
non so davvero come mai non abbiamo smesso di pubblicarglieli! Oltre
a questo, L’Oroscopo di Thelma e Louise!
V- Cosa ti manca di più del Volta?
F- Ci
sono delle mattine in cui vorrei solo avere accanto, anche solo per
un'ora, i miei storici compagni di banco per raccontare loro un
fatto curioso, qualcosa che mi è accaduto, magari anche una delle
tante banalità del vivere quotidiano. Ma so di non poterlo fare. O
meglio, so di non poterlo più fare come allora. Devo prendere il
telefono, scrivere su Facebook o collegarmi via webcam, ed è tutto
molto diverso. Perciò, al di sopra di tutto, mi mancano certe
persone, e alcune di loro mi mancano proprio per ciò che erano una
volta. E poi- come credo a tutti -mancano determinati momenti, mi
mancano il mio sottobanco, il termosifone spento di inverno e acceso
d'estate, il sapore del caffè scadente, le interminabili pause
sigaretta fatte con le persone giuste, i baci furtivi nei corridoi,
e molte altre cose che solo la mia proverbiale buona memoria è
riuscita a mantenere intatte. Per me possono avere un peso che per
altri non avranno mai: ma del resto “il passato è solo una storia
che raccontiamo a noi stessi”.
M- Il
piccolo microcosmo che era il Liceo, con le sue regole, scritte e non
scritte. I compagni di classe: i colleghi universitari, con cui vivi
un’ esperienza altrettanto importante della vita, non sono la
stessa cosa. E le piccole cose: il “Buongiorno!” squillante del
prof. Zanieri, l’altrettanto squillante “Buongiorno!” di
Paolino, la corsa al panino, il caffè e le Rodeo della macchinetta,
i tornei di calcetto e pallavolo, il tema in classe, le elezioni di
istituto, le acquate dell’ultimo giorno di scuola…
V- Top 5 dei professori.
F- Zanieri. Ingrosso. Biotti. Nadorini. Santini
M- No
via non ci riesco. Prof. Zanieri, che è stato come una mamma
chioccia con i suoi pulcini al ginnasi. Al liceo tutti, perché
proprio tutti, oltre alla loro preparazione indiscussa, erano
appassionati della materia che insegnavano, e questa passione ha
davvero fatto la differenza. Ok basta sviolinate. Dovendo stilare una
classifica, in cui prof Zanieri è super partes: 1- Ingrosso, 2- Biotti, 3- Santini e Rustioni a pari merito. Ma, come diceva il buon
vecchio Biotti, “la matematica è una prigione in un quadretto”,
quindi niente numeri, la classifica mi è stata imposta!!!!
V- In che modo ti ha segnato l'esperienza del Volta Pagina.
F- L'esperienza
del Volta Pagina mi ha segnato e su più fronti: in
primis, sul piano personale. È
stata utile a ribadirmi che, come qualunque altra bella esperienza
della vita, prima o poi, si chiude. E poi c'è il lascito più
importante, e cioè quello professionale. Tuttora, da sceneggiatore
di fumetti, allego sempre al curriculum un piccolo portfolio, con
idee e soggetti sviluppati negli ultimi sette, otto anni.
Ovviamente, non manco mai di inserire un po' di materiale
originariamente pensato per il Volta Pagina. Diversa roba non è mai
stata pubblicata, ma, sai come si dice, “non è mai troppo tardi”.
M- L’esperienza
al Volta Pagina mi ha insegnato che non è facile coordinare un
gruppo di persone anche se l’intento è comune, mi ha insegnato ad
affrontare e gestire i piccoli problemi che sorgevano (che per noi
erano Somme Sciagure perché un ciclostile rotto a giornalino pronto
è praticamente un cataclisma!) e mi ha segnato perché mi ha fatto
sentire ancora più partecipe dell’esperienza scolastica che ho
vissuto. Quello che faccio oggi è totalmente diverso e il
giornalismo c’entra ben poco, magari quando sarò un medico
scriverò su “Le Scotte Informa”!!!!!
V- Un consiglio per la redazione?
F- Qualunque
scelta facciate e qualunque cosa possa accadervi nella vita, tenete
sempre a mente le due cose che Kant fece incidere sulla sua tomba:
“Il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me”.
M- Continuate
così e non lasciate morire il glorioso Volta Pagina!
V- Un messaggio per un destinatario misterioso?
F- Stay Rock!
M- Non mi riesce strappalacrime (son già stata fin troppo maliconica rievocando questi
anni!), saluterò :
-
Alessandro (grande appassionato di pallavolo come me!),
-
Paolino (e i suoi strilli delle otto di mattina!)
-
il Prof Ingrosso (e lo farò ricordandogli una delle sue massime che
mi è rimasta nel cuore “Ho risalito la penisola per sprofondare
nell’Abisso” [l’abisso eravamo noi!]),
-
Lo Zanieri (e qui non basterebbero dieci pagine!),
-
Il Rustioni (E la scissura di Bip mentre studiavamo l’encefalo)
-
La prof Migliorini (ricordandole che siamo stati l’unica classe a
portarle il VERO Gianfranco Ravasi a lezione!)
-
e il Prof. Santini (come dimenticare le sue lezioni su Kant?” )
Infine,
ringrazio Viola, per la pazienza e la dedizione!
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