Non esiste alcuna regola che obblighi un discreto film ad essere originale, e World War Z di Marc Forster ne è la prova. Vuoi per la trama che unisce l'horror al film catastrofico, vuoi per il sottotesto bellico-politico, vuoi per il dramma familiare, è un po' come assistere ad un incrocio fra La città verrà distrutta all'alba e La guerra dei mondi, il tutto scandito da una tempistica impeccabile: 116 minuti, cioè meno di due ore, cioè quanto un film dove un Brad Pitt in gran forma (con immancabile famiglia bionda al seguito) deve durare senza risultare palloso, osceno, banale. E la banalità World War Z non sa cosa sia, pur non inventando niente di nuovo. Perchè dietro questi super-zombie che corrono c'è una spiegazione, dietro i personaggi c'è una storia (vedere il medico interpretato dal nostrano Favino), e l'idea del vaccino è quanto di meglio poteva essere fatto per risolvere brillantemente il secondo atto del film. Dunque il discorso è molto semplice: World War Z è il classico blockbuster estivo che funziona, non fa schifo e supera la soglia della sufficienza. E comunque un paio di salti sulla sedia io li ho fatti...
VS.
Il film su Lone Ranger? Brivido di paura, perchè The Lone Ranger (fumetto americano di fine anni '40 divenuto serie televisiva e cinematografica nei '50) era stato giustamente dimenticato da tutti, anche da chi come me- appassionato di western nella sua globalità -si era fatto bastare le immagini riportate in un paio di enciclopedie del genere. I brividi raddoppiano quando si scopre che la Disney produce un qualcosa che vorrebbe (forse) assomigliare a un western, e che a dirigerlo è Gore Verbinski, santo protettore di coloro che hanno venduto a stormi di mentecatti accessori, trucco e abbigliamento per appestare Lucca e altre città con il costume di Jack Sparrow. Se qualcuno ha presente il livello di imbecillità di Johnny Deep nella serie dei Pirati dei Caraibi, qui non troverà nulla di nuovo: è imbecille esattamente allo stesso modo. E mentre nella pellicola piratesca finisce con essere lui il vero protagonista (visto che l'Orlando Bloom pseudo-protagonista è una nullità assoluta), qui il giochetto della spalla (Tonto) che in realtà è la protagonista funziona ancora peggio, e non perchè Armie Hammer (attore che ha mostrato di essere in gamba già in The Social Network e J. Edgar) sia adatto al ruolo (anzi...), ma perchè è l'intero, misero sistema di trama del film a reggersi male. Non c'è un momento di cinema western in questo schifo, anche perchè non si spara, si fanno battute idiote (alle quali solo un pubblico di idioti potrà ridere, un po' come già collaudato nei Pirati) e le riprese, girate come un film d'azione senza arte nè parte, sembrano essere uscite da uno scatolone di outtakes computerizzate e destinate agli Avengers. E poi 150 minuti sono un'eternità, specie se si pensa che già dopo la prima ora, se si è un minimo intelligenti, ci si sente presi per il culo.
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