Che ci sia una voragine nel cuore dell'uomo è un fatto. Che il mondo cerchi di riempirla di stronzate, pure. Le grandi persone, per quanto mi riguarda, sono quelle che riescono a tenere aperta questa voragine continuando a riconoscerne la presenza.
La bellezza è un tentativo come un altro di penetrare e approfondire il maledetto abisso che, imperterrito, continua a parlarci, alla faccia della spazzatura e di tutte le bassezze del mondo. Nonostante la mediocrità con cui si è costretti a misurarsi nel quotidiano, certe voci sono impossibili da coprire. C'è sempre un momento in cui certe cose smettono di essere capricci giovanili e divengono qualcos'altro: me ne accorgo nelle grandi occasioni (a proposito, il mio libro è uscito) e nelle sciocchezze di tutti i giorni. E sempre a proposito di never ending stories (che continuano, un po' come un never ending tour), da qualche parte su internet ho trovato questa scheggia di Renaldo and Clara. Joan Baez presenta al pubblico della RTR Diamonds and rust, una
delle sue più belle canzoni di sempre, il brano che racconta con
ironia e disillusione la storia d'amore della sua vita: quella con
Bob Dylan. La
canzone è interrotta da una sequenza in cui vediamo Joan vestita di bianco parlare con Bob nel bordello di una vecchia zingara. E c'è un dialogo. Nulla di eccezionale, è solo un film, girato, recitato, montato e pure perfettamente sincronizzato. Eppure permane la sensazione che quella piccola stanza non sia in grado di contenere il bagaglio di vita dell'uomo e della donna appoggiati al bancone.
- What do you think it would have been like if we'd gotten married?
- I don't know... I haven't changed that much. Have you?
- Maybe.
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