Alberto Radius nel 1981 con Franco Battiato, Francesco Messina, Giusto Pio e Donato Scolese |
Settantacinque anni di Alberto Radius.
A questo, parlando di musica, pensavo ieri.
Settantacinque anni di Alberto Radius e nessuno che si sia troppo scomodato a porgergli i dovuti auguri. E pensare che tanti cazzoni (fra cui mi inserisco anch'io) amano le canzoni di Lucio Battisti proprio per le musiche che Radius era solito comporre assieme al cantautore e suonare coi mitici Formula 3. Sono gli stessi che, alla fine, finiscono sempre a fare i soliti discorsi, a scannarsi sui social sul chi abbia ragione fra Manuel Agnelli e tale Tommaso Paradisi (che mi dicono capitana una band chiamata Thegiornalisti e no, non è uno scherzo, si chiama davvero così) nel sostenere che "il peggiore Venditti è meglio dei migliori Afterhours" (per me, non si pone il problema, visto che nè gli Afterhours nè, immagino, i Thegiornalisti vedranno mai manco col binocolo la possibilità di scrivere brani quali Compagno di scuola o Modena, due dei pezzi di Antonello che prediligo).
E allora adattiamoci: non facciamo i soliti discorsi. Parliamo di Alberto Radius senza scomodare Battisti e l'avventura dei Formula 3?
Va bene.
Va bene.
Alberto Radius, Lucio Battisti e i Formula 3 |
Radius è un professionista da ben prima di conoscere Lucio alla Ricordi. Chitarra turnista già nel 1959, musicista fuoco e fiamme, inizia prestissimo a marchiare in maniera incandescente la canzone popolare italiana. Suona, arrangia, scrive i quattro dischi di Franco Battiato fra il 1979 e il 1982. Ho usato l'articolo "i" perchè quegli album sono effettivamente i dischi di Franco Battiato. Opere che rispondono al nome di L'era del cinghiale bianco, Patriots, La voce del padrone e L'arca di Noè sono marmo nella storia della musica italiana.
Eppure basta prendere quotidiani cartacei e online a caso (la Repubblica, Corriere, La Stampa, Rockol, Avvenire, La Gazzetta dello Sport ecc.) per leggere dei 50 anni del Sgt. Pepper's (che poi parliamone che sia il più bel disco rock mai uscito, quando trovo che solo nel 1967 uscivano cose nettamente più belle e importanti e che ci sono almeno altri tre, quattro dischi degli stessi baronetti notevolmente più riusciti e seminali). Articoli scopiazzati in maniera imbarazzante dai colleghi esteri firmati da cronisti che, anno dopo anno, si rivelano sempre più disponibili a celebrare e scrivere di ogni refolo di Morgan, di qualunque sfiatata di Adriano Celetano, di ogni foto postata su Facebook da Gianni Morandi, lasciando perdere chi davvero ha superato i settant'anni con una carriera unica alle spalle. Bene, a questi "celebratori" comprovati e smemorati consiglio l'acquisto di Cosa sei (1976), il migliore degli spesso eccellenti dischi in studio pubblicati da Radius. E sempre a loro lasciatemi dedicare, per l'appunto, Celebrai:
Celebrai la millesima scopata con lei/
Rose rosse e notte in bianco/
Da quel giorno, cosa vuoi,/
più nemmeno un'erezione tra di noi.
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