Intendiamoci subito: a me Total Eclipse Of The Heart di Bonnie Tyler piace anche, ma l'uso che ne fa Fausto Brizzi nel suo nuovo film Forever Young è criminale. A parte il fatto che, mentre la ascoltano, il personaggio di Bentivoglio (classe 1957) asserisce di essersi diplomato nel 1983 ed è vistosamente più anziano di una decina d'anni della sua amante Lorenza Indovina (classe 1966), tutto il film è un palese susseguirsi di nostalgie superficiali, stornelli anonimi (la Forever Young cantata da Nina Zilli, degli indefinibili pezzi pop rock, un secondo movimento della IX Sinfonia di Beethoven che dura, stando a quanto ammette il personaggio di Teocoli, due ore), rovinose cadute nella volgarità più becera (il deejay checca isterica di Tico Tico Radio) e pesanti incursioni in un populismo fuori luogo e perfino fuori tempo (sintomatica di questa tendenza è la scena della visita all'emittente metallara da parte di Lillo).
Brizzi e i suoi sceneggiatori si travestono da "sociologi", tentano di fotografare un panorama di desolante vuoto pneumatico culturale e morale senza però muovere accuse a niente e nessuno. Falliscono miseramente nello sforzarsi di dare un'identità a personaggi nati già debolissimi e lasciano che quel poco di salvabile nel film ai meriti del comparto femminile del cast: la Ranieri, la Indovina e perfino la Ferilli sono tutte più convincenti dei penosi ruoli maschili (all'infuori dei due camei "ecceziunali" di Frassica e Rossi).
La cosa più penosa di Forever Young è che pur avendo- per quel che concerne sia la forma che la sostanza -una validità di poco superiore a quella di un qualsiasi cinepanettone, tenta comunque di fare bella figura, spacciandosi come una commedia dolceamara brillante e dalle vaghe (vaghissime) ambizioni internazionali.
Terrificanti anche l'ammiccamento al veganesimo della moglie del regista Claudia Zanella e il siparietto pubblicitario dedicato all'aperitivo Bellini.
Ma stiamo scherzando, vero?
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