Da amante dei comics e studente di sceneggiatura di fumetto, non poteva mancare all'appello delle mie letture Tecniche di masturbazione tra Batman e Robin di Efraim Medina Reyes (1964). La ricerca del volume in biblioteca è stata vana; d'altro canto, mi è stato fatto presente che l'unico libro disponibile di Medina Reyes era C'era una volta l'amore ma ho dovuto ammazzarlo.
Copertina orribile. Lo so, mai giudicare un libro dalla copertina, ma sarebbe ipocrita dire che l'aspetto formale non influisce sulle nostre scelte.
Quattro ore dopo lo avevo già divorato.
Si è convinti di leggere un romanzo contemporaneo decadente e volgare oltre ogni limite (la presentazione del pene di Rep, il protagonista, ne è una prova) fino a pagina 14, dove inizia il capitolo Musica dei Sex Pistols. Si capisce così che l'esistenza barbara e caotica di Rep trova un momento di quiete in lunghe digressioni sulla musica e il cinema (Medina Reyes è stato anche regista, con Esercizio dell'anima); ed è qui che cambia anche la scrittura, formalmente più pulita, comprensibile e posata. Dalla quinta parte in poi, il lato "maledetto" e quello "saggistico" si sposano perfettamente, vanno a braccetto come una coppia ideale: la musica entra totalmente nella vita del protagonista (i titoli dei capitoli si alternano fra aforismi sulla vita e i titoli/citazioni delle canzoni dei Nirvana).
Non trattandosi di un libro "palloso" sul disagio giovanile, riesce anche a fornire una chiara immagine della ragazzina media (Carole) affascinata dal suicidio di Cobain. Le adolescenti tristi immerse nelle felpone dei Nirvana non sono tutte delle pazze autolesioniste, nè guardano con fascino al suicidio del loro idolo, anzi: sono angosciate dal suicidio di una rockstar come Kurt Cobain. Il perchè, lo si capisce leggendo a pagina 95:
"L'immagine si congelò e sulle note di Come As You Are iniziarono a scorrere i titoli. Il padre di Carole disse: Ammazzarsi è sbagliato, a Dio non piace chi si sostituisce a Lui. La madre di Carole disse: Gli andava tutto per il meglio, aveva la carriera e una famiglia, perchè l'ha fatto? Carole disse: Si è ammazzato per lo stesso motivo per cui mi ammazzerei io."
Ecco spiegato in tre righe molto semplici quello che Paolo Crepet si domanda da anni analizzando gli adolescenti nel suo studio o scrivendone in libri che davvero avrebbero le carte in regola per portare qualcuno a farla finita.
Il massimo punto di arrivo del libro, lo abbiamo quando Rep (Don Giovanni superdotato che ha avuto la cattiva idea di innamorarsi di una tipa che gli ha spaccato l'anima in due e lo ha pure lasciato) si immagina l'amplesso fra la sua ex e il nuovo fidanzato di lei. Il capitolo Soffro molto al pensiero che non sei morta dura due pagine e mezzo e rappresenta un flusso di coscienza di atroce gelosia e profonda ossessione nei confronti della donna della sua vita, ora intenta a divertirsi con un altro:
"So che in questo preciso mometo se la sta facendo, la sta palpando, le sta aprendo le gambe a 180 gradi, le sta scopando l'anima. So che in questo preciso momento le sta mordendo la punta delle tette, le sta infilando la lingua in bocca, le sta succhiando il sangue e lei non pensa a me, [...] lei gode. [...] So che in questo preciso momento mi sta cancellando del tutto e non si ricorda più di me. Un giorno gli spacco l'anima a quello stronzo, gli spacco il culo, [...] perchè capisca quanto fa male, [...] gli massacro a calci quelle chiappone che si ritrova. [...] Ho perduto lei, ho perduto il senso e il desiderio. [...] Quando ho saputo che l'avevo perduta per sempre sono impazzito. Prima che sia trascorso un secondo sarai morto centomila volte dice un versetto del Corano e io ho dovuto viverlo. [...] Allora, quando ormai era troppo tardi, il mio amore è esploso, il suo amore malato non opponeva resistenza e il mio è andato dritto verso di lei ma lei ormai mi aveva chiuso le porte. E ho dovuto tenermi il mio amore e ci sono state gocce di sangue nel mio silenzio. [...] Visto che chi dovrei uccidere sono io, uccido l'amore. Visto che non ho potuto dire a lei quanto la amo, lo dico al mondo."
In molti chiuderanno il libro, guarderanno la copertina cercando il proprio nome, e non trovandolo si limiteranno a ringraziare Medina Reyes di avere fissato nero su bianco quello che prova in certi momenti terribili chi è uno straordinario regista di film mentali.