Grateful Dead,
Dave's Picks Vol. 20
(Rhino Records, 2016, 3 Cd)
★★★★
Tirato in 16.000 copie (500 meno del precedente), introvabile nel vecchio mondo ma reperito in rete, questo ventesimo appuntamento con i materiali di archivio curati da David Lemieux l'ho già ascoltato due volte nell'arco delle ultime settimane. Data la proverbiale irreperibilità (anche online) di questa serie e il diffuso disinteresse nei confronti dei Grateful Dead nel nostro paese, non avevo pensato di scrivere su questo triplo cofanetto. Anzi, mi ero al contrario proibito troppe riflessioni, recependo il fortuito ritrovamento di una cartella .FLAC come se fosse un sogno e questa serie di ascolti come un'esperienza profonda, lontanissima dal distacco con cui mi approcciavo, ancora adolescente, alle rarità del gruppo di Jerry Garcia e Bob Weir: all'epoca, del resto, i vasi di Pandora rispondevano ai nomi di Dick's Picks o, per quanto riguardava la musica liquida, di Download Series e si trattava quasi sempre di gigantesche enciclopedie .rar poco accessibili anche per i più valenti scaricatori di eMule. La mia decisione è mutata per due motivi: la prima, è stata la delusione rilasciata da tutto quello che è uscito negli ultimi mesi derivanto dalla galassia dei Dead (dunque, il settimo bootleg di Garcia Live pubblicato da ATO, il famigerato e inutile Blue Mountain di Bob Weir, l'estenuante e largamente evitabile tributo Dear Jerry); la seconda, molto più semplice, ha riguardato solo la certezza che in Italia quasi nessuno recensisce le uscite della Dave's Picks e che, per una volta che riesco a mettere le mani su uno di questi gioielli (per giunta in altissima qualità audio), quel qualcuno potevo essere io
Dicembre 1981, Boulder, Colorado. "The Circus is in Town": come mostra la copertina, dal paesaggio innevato dei Flatirons si distacca un'esplosione di colori freddi come la Morte, che campeggia in primo piano guidando una bicicletta. L'ombra dei crateri lunari scivola di traverso e oscura le casette alla periferia della Contea. Un'immagine incredibile. Nevica già da un mesetto, a tratti piove. Cold Rain and Snow, un traditional del canzoniere americano antico quanto gli Stati Uniti stessi, viene ripescato dal primo LP omonimo (1967) e apre il concerto dei Grateful Dead. L'assolo di Garcia cancella il momentaneo stupore di chi si aspettava Alabama Getaway, quel curioso singolo pop che- al pari di Go to Heaven, album che lo contiene -non ha avuto vita facile in classifica negli ultimi tempi. Per una mezz'ora buona si può solo pensare alla Summer of Love, potrebbe essere una scaletta di dieci anni prima, seppure estremamente contenuta nella durata. Perfino Little Red Rooster, da sempre la lunga cavalcata blues nei concerti dei Dead, resta sotto la soglia dei dieci minuti. Con Bird Song il timone della nave passa nelle mani di Weir, a suo agio in mezzo ad un pubblico montanaro e ruspante come quello confluito al CU Events Center della University of Colorado. Il suo set nel set comprende i pezzi più country del gruppo, Mama Tried di Merle Haggard e la splendida Mexicali Blues, rubata al suo esordio solista Ace (1972).
Si cambia nuovamente programma: dapprima sembra di assistere alla fine di un film (China Cat Sunflower e una I Know You Rider molto bella), poi si passa alla jam del meglio della seconda metà degli anni Settanta (Scarlet Begonias, Fire on the Mountain, Estimated Prophet) e davvero ci si convince di non aver mai sentito musica più limpida, ascoltabile e perfino palpabile di questa. Momenti lirici, intervalli, espansioni melodiche che bastano e avanzano a dare l'emozione di ciò che può divenire una canzone rock: sensazioni che si innalzano ulteriormente in He's Gone e si espandono senza tregua in Space. The Other One e, inaspettata, Stella Blue conducono ad Around and Around, dove i Dead si riappropriano, compiaciuti, dei propri rock&roll days, e poi di Good Lovin', canzonetta degli Young Rascals già coverizzata in Shakedown Streets.
I motori della carovana Grateful Dead iniziano a rombare di nuovo, sotto la neve del Colorado. I roadies sfoderano la grande mappa dell'Ovest, in cerca della strada che li porterà al prossimo concerto. U.S. Blues è per loro e per chiunque, in quella fredda notte, sta attraversando lo stato percorrendo vie alternative, sentieri solitari e isolati. Gli fa eco Satisfaction degli Stones, pulita e tirata alla grande, una versione perfezionata di quella proposta durante il 1980 e ancora lontana dalla banalità del periodo 1984-1986. Oggi, per la prima volta, udibile su HDCD grazie alla competenza e alla lungimiranza di Lemieux, il quale- vale la pena ricordarlo -presenta per la prima volta un concerto dei Dead legato agli anni Ottanta.
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