Una storia della coscienza, privata e collettiva. Una coscienza riconducibile- stando almeno a quanto mostrato nelle prime due puntate -interamente all'attività del vedere e del non-vedere. Pio XIII (Jude Law), un papa giovane, bello e spregiudicato prega dio ma non lo vede.
Finora, Sorrentino ha sempre girato o film "di ricerca" o film da "seguire con gli occhi". La grande bellezza resta sicuramente il più contemplativo, Youth è sfociato nel narcisistico, ma The Young Pope rappresenta, ad ora, il perfetto punto di incontro fra queste due tendenze (oltre ad essere infinitamente migliore di Youth).
L'immagine di Roma "frazione di Città del Vaticano" dà un senso di solitudine e di abbandono, esattamente come quella di un papa solo e orfano.
Silvio Orlando e Diane Keaton sono scritti benissimo e recitano al meglio (e lei, soprattutto, colpisce, perchè era dai tempi di Misterioso omicidio a Manhattan che non funzionava così bene).
Infine, The Young Pope racconta il primo papa della storia del Cinema, della Tv e del Mondo a farsi influenzare dai Daft Punk.
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