Quando ho visto il Dylan disteso sul lettino della camera mortuaria, mi è tornato alla mente il discreto thriller Nightwatch (1997) con Ewan McGregor visto per caso l'estate scorsa; al che il mio cervello ha sperato che il numero 309 scritto da Gualdoni, disegnato da Saudelli e intitolato L'autopsia potesse rientrare in quei Dylan Dog claustrofobici "abbestia" che da un pò di tempo non si affacciano più nelle edicole. Mi sono clamorosamente illuso: fa schifo. E poi, basta concludere gli albi con Dylan che occupa l'ultima tavola scrivendo sempre i suoi precetti depressi: oramai è una chiusura che fa apparire la Canzone della buonanotte della serie L'orso Bear come un qualcosa di profondamente originale.
Se Il castello nel cielo (primo Zagor Gigante uscito lo scorso anno) rappresentava una ghiotta occasione di lettura per i fan zagoriani più progressisti e fantasyosi, il secondo annuale L'uomo che sconfisse la morte (testi di Burattini, disegni di Verni) fornisce a chi ama il fumetto italiano di spendere sette euro con grande soddisfazione. Il ritorno di Hellingen è solo il tassello di un mosaico avventuroso ben più ampio, solennemente disteso in 240 pagine e incentrato su un tema piuttosto angoscioso: cosa succederebbe se un eroe delle Nuvole Parlanti morisse? Imperdibile.
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