Premetto che odio i necrologi.
I bravi sceneggiatori cinematografici sono sempre esistiti: del resto, sono loro che creano il film, che danno un'impronta precisa alla storia e che si alleano con il regista per raffigurare al meglio ogni sfumatura di ciò che la loro mente ha concepito ab origine. Stanotte, con Tonino Guerra, è morto un bagaglio di sfumature immenso, una valigia dei sogni che è passata fra le mani di Antonioni, Fellini, Tarkovskij e Anghelopoulos. Con gli ultimi due, in particolare, Guerra ha attraversato prima la maturità e poi la vecchiaia artistica, sempre scrivendo storie poetiche a fianco di altri grandi poeti. Dobbiamo a lui il merito di aver accompagnato Tarkovskij a giro per l'Italia (come si vede nel documentario dei contenuti extra di Nostalghia, da cui è tratta l'immagine che ho inserito), alla ricerca di quei luoghi fatati che avrebbero contribuito a conferire al film l'appellativo di poema visivo. Così come suoi sono i personaggi e gli ambienti di tanti capolavori girati da Anghelopoulos negli anni novanta e duemila (su tutti, Il passo sospeso della cicogna e La polvere del tempo).
Noto con profondo dispiacere che i siti web (o addirittura i giornali) che lo stanno "ricordando" costellano le loro pagine con le fotografie di questo signore basso e baffuto, dallo sguardo simpatico, colto mentre tiene in mano un telefono cellulare ed esclama qualcosa. Si tratta della pubblicità della catena di negozi Unieuro, che è il film grazie a cui la maggior parte della gente conosce Tonino Guerra. Non grazie ai suoi libri di poesie, ai suoi quadri, alle sue sculture o ai film che ha scritto, ma ad uno spot che, fra l'altro, lo faceva apparire come un qualsiasi antipatico vecchietto che ha appena scoperto le nuove tecnologie. Si tratta di uno dei tanti piccoli orrori quotidiani del nostro tempo, a cui ormai siamo abituati, ma che non finiscono mai di stupirci.
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