Dylan Dog entra nell'estate 2012 con brio: in particolare, il numero 310 della serie regolare stupisce per la sua accuratezza e per l'originalità della trama. Circa tre mesi fa, recensii positivamente L'assassino della porta accanto, una storia che aveva riportato Dylan ad una dimensione di introspezione tinta di giallo lodevole; ecco, con Io, il mostro, Ruju e Freghieri portano avanti un thriller psicologico puro e crudo, che offre anche un approfondimento e una riflessione sul bipolarismo, malattia che oggi pare sia possibile controllare, ma...non si sa mai! Una figura femminile unica e di cui sarà facile innamorarsi è, fondamentalmente, la vera protagonista della storia (la copertina, lo lascia presagire), che si snoda in 98 pagine di sangue e incubi, fino a culminare in un finale a dir poco contorto. Credo di avere letto il miglior Dylan Dog degli ultimi due anni.
Montanari&Grassani sono un duetto che ha deliziato il lettore dylandoghiano a partire da Le notti della luna piena (n. 3, 1986) e che ha avuto fino al 2011 il controllo totale della serie Maxi; poi, dal febbraio 2011, la serie è stata suddivisa in un numero "invernale" (disegnato da un unico autore bonelliano) e in uno "estivo" (che è il classico mattone di 292 pagine disegnato da M&G e contenente tre storie). Il volume si apre con Chiamata dall'Inferno di Paola Barbato, che si conferma essere (forse) la punta di diamante degli scrittori dylaniati, con una storia che rubacchia trame e sottotrame dagli orrendi film horror di inizio Nuovo Millennio (mi riferisco ai remake americani degli horror "tecnologici" giapponesi, ovvero The Ring, The Call, Final destination, ecc.) e ne migliora le potenzialità, talvolta prendendoli in giro (come si vede bene nelle prime due tavole). L'idea della Morte che vuole riammodernarsi e teme che la sua bella falce stia passando di moda è degna del miglior Mel Brooks. Ben più tragica è invece La verità sommersa di Marzano, che inizia con la solita gita lacustre in Galles di Dylan e Groucho e si snoda attraverso complotti, conflitti di interessi, zombie alquanto bagnati e finale da lucciconi agli occhi; il tutto in un contesto grafico impeccabile. Il volume perde con la storia firmata da Gualdoni, Vite gemelle: Dylan si innamora di personalità multiple, mentre a Londra chiunque vive tre, sette, dodici volte in contemporanea e tutti si ritrovano a Golconda per il concerto dei Demoni. Questi enormi calderoni surrealisti privi di una buona trama potevano funzionare nei tardi anni '90, ma ora sono un pò venuti a noia.
Copertina di Stano da 110 e Lode.